Orphaned Land
(Matti Svatizki)
di: 
Edoardo Baldini
21/09/2007



 

Dopo aver pubblicato l'eccezionale Mabool nel 2004, gli Orphaned Land stanno lavorando da ben tre anni al nuovo album, che uscirà nel 2008. Il chitarrista Matti Svatizki parla della sua genesi a RockLine.it, soffermandosi anche su altri aspetti che contraddistinguono la band israeliana sin dal suo esordio...


E.B. - Ciao Matti! E’ un grande piacere poterti intervistare. Come stai?

Matti - Grazie mille! Anche per me è un vero piacere. Sto molto bene e spero che tu e tutti i lettori stiate altrettanto bene.

E.B. - Tutto bene anch’io! Iniziamo con l’intervista: avete realizzato Mabool nel 2004 e ora state lavorando a nuovo materiale per il prossimo album. Come cambierà il sound?

Matti - E’ difficile da misurare esattamente come cambierà il sound. L’album sarà differente come ogni predecessore è stato diverso dagli altri. Siamo tutti maturai parecchio da Mabool, sia umanamente che musicalmente, e questo si noterà. Inoltre il nostro primo tastierista non è più al nostro fianco e di solito era lui a comporre alcuni arrangiamenti: ora tali arrangiamenti saranno realizzati da noi e quindi penso che il suono muterà soprattutto per questo, oltre che all’apporto della collaborazione con Steven Wilson e a molte altre sorprese.

E.B. - Parlando appunto del lavoro con Steven Wilson, come procede?

Matti - Non è ancora iniziato, ma lo conosciamo tutti così bene da sapere che è un grande della musica. Noi siamo tutti suoi fans ed ammiratori e siamo curiosi di sentire come cambierà la nostra musica dopo che lui l’avrà toccata con le sue mani dorate.

E.B. - L’album si chiamerà The Neverending Way Of ORWarriOR ed è un concept riguardi al contrasto tra luce e buio. Puoi spiegare meglio il significato di questa “battaglia”?

Matti - Come tutti sanno, nella vita ci sono costanti conflitti interiori relativi alle esperienze umane. Non è sempre facile prendere delle decisioni, poiché alcune sono più difficili di altre. Alcune decisioni sono migliori di altre, alcune ci garantiscono maggiori benefici ed altre invece sono distruttive e ci danneggiano. Parecchie persone classificano le scelte che recano beneficio sotto il termine “luce”, mentre alle scelte distruttive viene assegnato il termine “buio”, dove “luce” e “buio” rappresentano entrambi delle metafore. Ognuno di noi ha i propri conflitti interiori tra questi due elementi e sceglie cos’è meglio o peggio fare. Questa è un po’ la base del nostro concept.

E.B. - Quanto avete impiegato per comporre l’album e come avete proceduto?

Matti - Abbiamo iniziato a comporre l’album circa tre anni fa, dopo la pubblicazione di Mabool e stiamo ancora lavorando ad assemblare il tutto, dato che la nostra musica è abbastanza complessa e dato che vogliamo che tutto risulti al meglio.

E.B. - Come descriveresti la vostra evoluzione musicale dall’inizio fino ai nostri giorni?

Matti - Beh, all’inizio suonavamo Death Metal ed esso rappresentava tutto il nostro mondo, cioè ciò che ci piaceva e che desideravamo fare. Un passo successivo fu la decisione di integrare gli elementi del folclore medio-orientale nella nostra musica, che era una novità per il 1992 e lo è ancora oggi. Successivamente ci furono alcuni problemi perché lasciammo la scena metal completamente e la band fu inattiva per anni, sebbene noi tutti continuassimo ad esplorare i nostri meandri musicali. Quando la formazione si riformò, fu un modo per conciliare ciò che avevamo imparato fuori dal panorama metal e Mabool, come il nostro prossimo album, hanno continuato e continueranno in quella direzione.

E.B. - I vostri testi hanno sempre trattato di religione e delle connessioni tra Giudaismo, Cristianesimo ed Islam. In cosa credi?

Matti - Personalmente sono agnostico. Kobi è l’unico che scrive i testi e so che lui crede, ma non penso che la sua attitudine sia dannosa. Credo che la religione in generale può essere una cosa dannosa, ma parlarne è tutto il contrario. Nei testi degli Orphaned Land si parla delle somiglianze tra le religioni e della necessità di rimanere uniti nella comprensione reciproca. Io mi relaziono totalmente a questo tipo di approccio.

E.B. - Venite da Israele e portate uno stile originale, ricco di influenze folcloristiche. Come classificheresti pertanto il vostro sound?

Matti - Molte persone, noi inclusi, hanno cercato di classificare la nostra musica, ma non penso che nessuno ci sia riuscito adeguatamente. Nel periodo dei nostri primi due album ci siamo sempre definiti come “Death Metal orientale”, mentre la stampa ci etichettava come Doom/Death. Oggi il growl si alterna al clean vocal e quindi dire che siamo puramente Death Metal sarebbe uno sbaglio. Alcuni ci hanno classificato come World Metal per le nostre influenze etniche o World Music, ma abbiamo secondo altri anche degli spunti Progressive Rock. Quindi penso che la parola Metal in generale sia alquanto descrittiva per noi, perché è molto versatile.

E.B. - Ho assistito alla vostra performance durante la prima edizione dell’Evolution Festival e vi ho ritenuti il gruppo più originale del bill. Alla fine dell’esibizione avevate interpretato Nel Blu Dipinto di Blu, che aveva riscosso un buon successo e molti sorrisi. Qual è il vostro rapporto con l’Italia?

Matti - Amo molto l’Italia. Penso che Venezia sia la città più bella al mondo, per non parlare poi del cibo come lasagne, spaghetti, ravioli, pizza e degli altri geniali prodotti italiani nel mondo. Gli Italiani sono persone molto simili agli Israeliani, sia per il look sia per il temperamento (che non è sempre necessariamente una buona qualità). Ma alla fine, l’Italia è grandiosa.

E.B. - Puoi presentarci brevemente la scena Rock israeliana?

Matti - La scena Rock è veramente ottima. Ci sono molte bands i talento che stanno aspettando di essere scoperte dal pubblico europeo: pertanto consiglio a tutti di ascoltare alcune formazioni israeliane il più presto possibile, perché non ne rimarrete insoddisfatti.

E.B. - Andrete in tour per promuovere il nuovo album? Tornerete in Italia?

Matti - Quando l’album sarà pubblicato nel 2008, penso che certamente lo promuoveremo con un tour, a meno che non accada qualcosa di inaspettato e terribile. Quando il tour sarà programmato penso che sarà molto probabile che venga inclusa anche l’Italia. E di questo saremmo davvero felici.

E.B. - Siete sempre stati coinvolti nei movimenti pacifisti perché il vostro Paese è ancora in guerra con lo Stato palestinese. Pensi che la musica possa sviluppare un senso critico e plasmare un’opinione contro la guerra, come tra gli anni Sessanta e i Settanta?

Matti - Penso che la musica sia uno strumento molto potente e che riesca ad esercitare una grande influenza, specialmente sui giovani ma non solo. A volte le persone pensano ed agiscono in modo negativo perché sono influenzati da ciò che li circonda: alcuni vorrebbero essere meno aggressivi e più tolleranti, ma chi li circonda non supporta spesso questa visione e non approva che ci siano opinioni diverse dalla loro. Attraverso la musica gli artisti possono dare questo supporto e trasferire consapevolezza nelle persone, aiutando a sbarazzarsi delle influenze negative e seminando qualcosa di positivo nel territorio incolto che ci circonda.

E.B. - Parlando dei vostri rapporti discografici, come descriveresti la collaborazione con la Century Media?

Matti - La Century Media è una splendida etichetta. Ci supportano sempre e sono stati davvero pazienti con le nostre pubblicazioni: è meraviglioso poter lavorare con una simile casa discografica. Fanno sempre il loro meglio per promuoverci e ci organizzano parecchie date appena possono. Siamo molto amici con loro.

E.B. - Ti saresti mai aspettato di giungere rapidamente al successo all’inizio della tua carriera?

Matti - Non me lo aspettavo il primo giorno che ho cominciato a suonare con la band, ma dopo i primi mesi di lavoro sapevo che la band aveva grosse potenzialità. Era quasi ovvio per noi, ma non sapevamo spiegare il motivo. Era solo una sensazione che ci ha portato a firmare con una casa discografica (cosa alquanto rara per un gruppo metal israeliano) e a fare dei tour.

E.B. - Un’ultima curiosità: chi ha inventato il moniker Orphaned Land e cosa significa?

Matti - Questo moniker in verità proviene da una canzone di un artista mainstream israeliano, chiamato Yehuda Poliker. Penso che questo nome conservi una grande tristezza, perché si riferisce originariamente ad Auschwitz, dove migliaia di Ebrei hanno perso le loro vite. Tale ricordo è stato molto influente per la storia della nazione ebraica, ma la nostra connotazione non esattamente la stessa. Noi consideriamo l’universalità di questo nome, perché la terra non è un territorio specifico ma qualsiasi terra e crediamo che ognuno di noi ha almeno una o due ragioni per reputarla orfana.

E.B. - Grazie Matti per questa bellissima intervista. Ti auguro di continuare sul successo di Mabool con gli Orphaned Land, perché credo che ve lo meritiate davvero. Puoi concludere come preferisci, arrivederci da RockLine.it!

Matti - Ti ringrazio io per questa intervista. Posso assicurare a tutti che c’è molto da aspettarsi con il nuovo album: perciò rimanete connessi e soprattutto “Stay Orphaned!”

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