Le Orme
(Aldo Tagliapietra)
di: 
Edoardo Baldini
30/08/2007



 

Esclusiva intervista ad Aldo Tagliapietra, mente dei celebri Le Orme, che hanno rivestito un ruolo centrale nel panorama progressivo degli anni Settanta, nonché in quello musicale italiano di una generazione. Nella chiacchierata con RockLine.it vengono ripercorse tutte le tappe del successo della band, dagli esordi fino al presente...


E.B. - Ciao Aldo. E’ veramente un piacere poterti intervistare. Come stai? Ripercorriamo insieme le tappe della storia dei Le Orme. Dapprima ti chiederei di spiegarmi da dove deriva il nome Le Orme e chi lo scelse.

Aldo - Eravamo fans degli Shadows (come molti gruppi dell'epoca compresi i Beatles) e perciò volevamo un nome che ci collegasse a loro. Si pensò Le Ombre, ma a Venezia Ombra può essere confusa con il bicchiere di vino. Allora qualcuno di noi suggerì Le Orme: fu solo un fatto di assonanza.

E.B. - Dopo l’entrata di Tony Pagliuca nel 1968 la vostra musica, nel suo assetto originario, respirava un’atmosfera psichedelica. Eravate rimasti affascinati dall’evoluzione psichedelica degli anni Sessanta? Quali erano le tue influenze ai tempi?

Aldo - Seguivamo molto ciò che succedeva in Inghilterra e perciò la psichedelia fu il gradino successivo naturale per un gruppo che aveva iniziato nell'era Beat. Jimmy Hendrix e i Cream erano i nostri idoli. A quei tempi avevamo un chitarrista molto bravo, Smeraldi che tra l'altro era il fondatore del gruppo e l'autore di quasi tutte le canzoni.

E.B. - Nel 1972/1973 poi siete giunti al successo con Uomo Di Pezza e Felona e Sorona, opere che sono state premiate con il “disco d’oro”. Cosa ricordi di quegli anni? E che cosa significò il contratto con la prestigiosa Charisma?

Aldo - Gli anni 70 sono stati i più importanti per il Rock mondiale e c'era tanta voglia di fare. C'era molta ispirazione e non abbiamo mai avuto difficoltà a scrivere materiale per nuovi dischi. La Charisma ci contattò per Peter Hammill aveva parlato bene di noi dopo la tournèè in Italia. E' stato un bel momento.

E.B. - L’inizio degli anni Settanta fu il momento di massimo splendore non solo per il Progressive inglese ma anche per quello italiano, che trovò largo mercato sia in Europa che oltreoceano. A tal proposito vorrei ricordare i tour all’estero che vi interessarono e le diverse pubblicazioni specifiche per altri Stati (Beyond Leng per gli Stati Uniti). Qual era il responso internazionale nei confronti della vostra musica?

Aldo - Il Prog italiano è stato da sempre molto seguito ed apprezzato. Ora è addirittura osannato e questo è molto importante anche se la discografia italiana non ne vuole sapere.

E.B. - La copertina di Smogmagica fu curata dal celebre Paul Whitehead, art director di molti gruppi della Charisma. Il vostro rapporto con Paul non si è esaurito negli anni ed anzi è intervenuto nuovamente per l’ultima trilogia pubblicata. Ci puoi parlare del tuo rapporto con Whitehead?

Aldo - Paul è un amico e abbiamo tante cose in comune. Ama l'Italia ed io lo chiamo Testabianca. E' stato ospite a casa mia diverse volte. Anche lui segue le filosofie orientali e pratica lo Yoga come me.

E.B. - I diversi cambi di line-up che si sono succeduti nel tempo hanno fatto indebolire il nucleo originario dei Le Orme o secondo te hanno contribuito ad evolvere il sound portando nuove sperimentazioni?

Aldo - Da una parte abbiamo avuto nuova linfa che ci ha permesso di scrivere il materiale per la Trilogia, dall'altra parte ha portato molti fans a considerare le vere Orme solo quelle della formazione a tre. La mia opinione sta nel mezzo.

E.B. - Da cosa derivò lo scioglimento del 1982? E che cosa vi fece riavvicinare quattro anni dopo?

Aldo - Il gruppo è un matrimonio artistico e come in un matrimonio, che dopo qualche anno non funziona più, è perfettamente inutile e assurdo cercare delle spiegazioni. Succede e basta.Esattamente come è successo quando ci si è formati. Il tentativo (finito male) dell'85 ne è la prova per il fatto che non è durato. Ci sono gruppi che per i soldi prendono in giro se stessi e i propri fans. Noi siamo più sinceri.

E.B. - Gli anni Novanta hanno rappresentato il decennio delle vostre grandi esibizioni ai festival Progressive più celebri del mondo. Che cosa ricordi di tutte queste esperienze?

Aldo - Le ricordo come le esperienze più importanti. Paradossalmente, anche più importanti di quelle degli anni Settanta.

E.B. - Descrivici la tua strumentazione. So che diversi strumenti sono stati costruiti artigianalmente, non è vero?

Aldo - Per esigenze tecniche ho dovuto farmi fare da Manne un doppio manico (basso-chitarra 12 corde). E' un tipo di strumento che non si trova più in commercio. I Sitar sono fatti a mano in India e io mi sono rivolto ad un importatore di Arezzo. Quindi uso un doppio manico Manne con preamplificatore BBE, un amplificatore Alesis da 450 watt e una cassa Trace Eliot, chorus e equalizzatore Boss. Per amplificare il Sitar uso dei trasduttori AKG.

E.B. - Chi sono oggi Le Orme e quali progetti state portando avanti?

Aldo - Molto spesso dico che l'uomo raggiunge la sua meta quando, durante la sua vita, riesce a diventare tanti uomini diversi. La penso così anche per la vita artistica. Abbiamo incominciato come musicisti Beat e abbiamo percorso tutte le stagioni che la musica e il tempo offrivano. Ora che abbiamo raggiunto una certa maturità artistica possiamo permetterci di fare dei dischi in assoluta libertà perchè il nostro modo di vedere la musica è cambiato nel corso degli anni.

E.B. - Segui la scena Progressive italiana? Cosa è cambiato dagli anni Settanta ad oggi?

Aldo - Non più di tanto. Ho partecipato alla registrazione del disco di Alex Carpani di Bologna. Ogni tanto collaboro con i vecchi amici di Arti e Mestieri. Spesso ricevo CD da nuovi gruppi che chiedono consigli, ma direi che conosco poco la nuova scena Prog. Oggi viviamo una stagione musicale totalmente all'opposto di quella degli anni 70. Ecco perchè non mi riconosco molto in quello che vedo e sento in giro.

E.B. - Una domanda per nostalgici: torneresti indietro negli anni Settanta? Se sì, cosa cambieresti della tua carriera?

Aldo - In una nostra recente canzone diciamo: “Il passato è nuvola, il futuro è sabbia del deserto che il vento porta via”, la sola cosa vera è il presente. Anche negli errori ci sono delle ragioni che spesso vanno al di là della razionalità.

E.B. - Come pensi che sia cambiato il mercato musicale nei decenni? Quale consiglio daresti ad una band che cerca di emergere nel panorama nazionale?

Aldo - Come dicevo prima il mercato è totalmente cambiato perciò non mi ritengo in grado di dare consigli visto che il mio modo di vedere le cose è profondamente legato alla sperimentazione, alla qualità alla ricerca e ai contenuti. Oggi, purtroppo si parte da altri presupposti.

E.B. - Qual è uno dei ricordi più belli che porti con te per quanto riguarda la tua esperienza musicale?

Aldo - Nonostante il mio modo di vedere sia molto anni Settanta, io non sono legato più di tanto ai ricordi, ma se devo per forza tirarne fuori uno, sceglierei il periodo di studi sulla voce che ho fatto con il maestro Mario Del Monaco negli anni Ottanta.

E.B. - Grazie per la disponibilità e per la gentilezza, Aldo. Ci auguriamo di poterti rivedere presto live nelle varie località italiane. Puoi concludere l’intervista come preferisci. A presto da RockLine.it!

Aldo - Se ho carta bianca vorrei inviare un modesto messaggio ai musicisti futuri: non cerchiamo di dimostrare quanto siamo bravi, ma cerchiamo piuttosto di dimostrare quanto sia bella la musica. One love.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente