Kalmah
(Antti Kokko e Marco Sneck)
di: 
Andrea Rubini
06/07/2006



 

Giunti al loro quarto album, The Black Waltz, Antti Kokko e Marco Sneck dei Kalmah si raccontano ai lettori di RockLine.it, che per voi é andata a seguirli durante il Tuska Open Air Festival di Helsinki...

A.R. - Ciao ragazzi, iniziamo con la performance di oggi. A me é sembrata sia andata molto bene: per voi?

Antti - É andata assolutamente bene, una delle nostre migliori performance da tanto tempo. Nel 2002 abbiamo partecipato al Wacken, ma la gente non ci conosceva cosí tanto e non abbiamo avuto una grande risposta dal pubblico, diversamente da oggi, che francamente non ci aspettavamo. Siamo davvero entusiasti.

A.R. - Visto che ormai è una cosa molto popolare, non pensate di produrre un live o un DVD?

Antti - Sicuramente in futuro, abbiamo ancora molta esperienza da fare, anche perché abbiamo suonato solo in Finlandia e in Germania, non abbiamo altre esperienze professionali. Sappiamo quanti cd vendiamo, ad esempio anche noi in Giappone vendiamo molto, ma non sappiamo la risposta della gente ai concerti, vogliamo collaudarla, e crescere professionalmente, poi vedremo…

A.R. - Quindi, quando farete il primo vero tour, cercherete di coinvolgere l’Italia?

Antti - Assolutamente! Ho suonato una sola volta in Italia, in tour con i Poisonblack, ed é stato davvero grande, un pubblico davvero caldo, che ci ha riservato una meravigliosa accoglienza.

A.R. - Veniamo all’album, The Black Waltz, come mai avete speso tre anni a comporlo, a differenza degli altri, che erano molto vicini tra loro?

Antti - Il fattore principale é stato il cambiamento in line-up, l’inserimento di Marco non ha coinciso solo con l’ingresso di un tastierista, ma anche di un songwriter. Infatti, l’ultimo album presenta tre sue canzoni. Comunque, dopo il precedente, a cui abbiamo dedicato sei settimane a comporlo, abbiamo sentito la necessitá di prenderci un attimo di pausa, per cercare di focalizzarci sul nostro lavoro, abbiamo cercato di sviluppare un album che ci appagasse in pieno, e siamo molto soddisfatti del risultato.

A.R. - Con due songwriter, cosa é cambiato nel comporre?

Marco - Nulla, io parto dalla tastiera, Antti dalla chitarra, le lyrics sono sempre di Pekka, che inizia a scrivere i testi quando le canzoni sono in pratica pronte, e la melodia generale guida le sue ispirazioni e le trasforma in parole. Non so con il prossimo album, visto che Pekka ha giá scritto dei testi, sicuramente qualcosa cambierá, fin’ora la prima parte é sempre stata dedicate alla musica.

A.R. - Nuovi testi, o qualcosa di piú?

Marco - Diciamo che due canzoni sono giá pronte, per il resto solo riff e tante idée

A.R. - Parlando sempre dell’ultimo album, in passato siete stati comparati spesso ai vostri connazionali Children Of Bodom, cosa vi sentite di rispondere?

Antti - Noi fin dagli esordi abbiamo cercato di creare il nostro stile, cercare di eliminare elementi esterni, ma comunque il mondo della musica é cosí pieno di influenze che i paragoni vengono spontanei. Abbiamo molta stima e rispetto dei Children Of Bodom, sono una band di assoluto valore, ma credo che loro abbiano cambiato molto nell’approccio musicale nel corso degli album, il nostro percorso è stato un Kalmah-Style al 100% nel corso dei quattro album. Quest’ultimo in particolare, credo, elimini definitivamente questi paragoni.

A.R. - Questo ultimo album é anche il primo con una foto e non un disegno come art-work. Come mai?

Antti - I primi tre album hanno avuto un disegnatore, molto amico e caro alla band, in questo album abbiamo cambiato artista. Il discorso é che le copertine precedenti avevano un ottima resa su LP, ma su un cd e spazio limitato non risaltavano come dovevano. È stata una decisione dura, ma eravamo d’accordo di provare qualcosa di nuovo. Il soggetto comunque non é cambiato, nel caso é proprio Marco che indossa una maschera.

A.R. - Il soggetto é ovviamente lo Swamplord, ma chi é in realtá?

Antti - É letteralmente il nostro spirito guida. Noi veniamo dal nord Finlandia, dove c’é una altissima percentuale di zona acquitrinosa, intorno al 60%. Quando eravamo ragazzini andavamo in queste paludi a raccogliere delle bacche molto gustose, poi le andavamo a vendere per raccogliere i soldi che ci servivano per comprarci gli strumenti. La palude rimane comunque un paesaggio molto misterioso e affascinante.

A.R. - E la Karelia?

Antti - Dalla Karelia proviene mia madre, quindi anche se non parlo quell dialetto, ne sono stato coinvolto, anche perché mio zio é uno scrittore che usa quel dialetto. Quindi, quando abbiamo dovuto cambiare il nome da Ancestor perché esisteva giá una band chiamata cosí, abbiamo deciso di usare un nome in quel dialetto, e Kalmah é una parola che rispecchia parecchio la nostra musica, visto che significa “verso la tomba”.

A.R. - Ragazzi, il nostro tempo a disposizione purtroppo é finito, avete qualcosa da aggiungere?

Marco - Un saluto ai lettori di RockLine.it, e faremo in modo di venire in Italia, magari aprire per i Rhapsody, una delle mie band preferite di sempre.

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