Iosonouncane
Jacopo Incani
di: 
Alessandro Corona, Gabriele Bartolini
17/11/2011

Iosonouncane è il progetto ormai noto a firma di Jacopo Incani, sardonico sardo impiantato nell' odierna Bologna, fucina di cultura che si sta dimostrando piuttosto fertile nel produrre talenti musicali. Del suo disco d' esordio La Macarena Su Roma, edito il ventidue ottobre di un anno fa per la Trovarobato, si potrebbe dire che è indie, elettronico oppure anche cantautoriale. Ciò che è certo è il fatto di poterlo annoverare come uno dei pochi dischi da ricordare negli ultimi cinque anni per il panorama musicale italiano, non per altro per la sua etica DIY senza eguali. Ne parliamo con il diretto interessato...

 

 

G.B. - Ciao Jacopo, benvenuto su Rockline.it (e su http://dundundudu.blogspot.com/) e grazie per l' intervista. Il tuo disco d' esordio La Macarena su Roma, uscito poco meno di un anno fa si interpone ancora adesso come un lavoro alieno, almeno per quanto riguarda il panorama musicale italiano. A primo impatto, rimasi stupito per la giostra di emozioni che le tracce sapevano regalare senza alcun filtro, quasi avessero l' intenzione di emulare i tipici cabaret ciampiani, dove pensieri e liriche, recitazione e dolore, erano un tutt' uno con il personaggio. In linea di massima, devi molto a Piero, oppure è solo una mia impressione e tutto ciò si riduce alla più flebile delle influenze?

Jacopo - Non saprei, Ciampi mi piace molto, il suo disco omonimo lo amo, l'ho ascoltato mille volte, lo conosco a memoria. Probabilmente m'ha influenzato, non lo escludo. A Ciampi però preferisco molti altri cantautori e mi sento molto più influenzato da Battisti e Dalla che non da lui.

G.B. - Gettandoci invece adesso a piè pari sulle melodie, La Macarena Su Roma in qualche modo ha anticipato il boom dei gruppi indie DIY, capaci di costruire testi di stampo cantautoriale su basi elettroniche: ti ritieni già fonte di ispirazione per qualche artista? Come sei arrivato al mondo dei campionamenti? Oppure, inversamente, riterresti l' elettronica al servizio di un progetto improntato sul cantautorato, o viceversa?

Jacopo - Oddio, non mi ritengo una fonte di ispirazione. E a guardarmi intorno spero proprio di non esserlo, di non avere alcuna responsabilità nelle porcate che vengono date in pasto alla gente.

A.C. - Nel tuo disco, urli, urli, urli, e urli ancora, disperatamente, cercando di condividere con il mondo che ti circonda un verbo oggi più che mai lapalissiano. Ma il mondo che ti circonda preferisce ascoltare canzoni sulle serate al circolo degli artisti, con cocktail alla mano, leggins a righe, reflex, e finta pelle che andò a New York a lavorare. Come la prendi?

Jacopo - "Di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo".

A.C. - Qual è l’esatto scopo, il fine ultimo di questo tuo album? Vuole essere un tuo modo di esprimerti, un manifesto di Iosonouncane, o vuole essere un affresco, una fonte d’informazione per i posteri, un saggio breve di attualità? O magari entrambe le cose?

Jacopo - Scrivo per me stesso, l'ho sempre fatto e continuerei (continuerò) a farlo anche senza un pubblico pronto ad ascoltare.

A.C. - Ci sono vari passi, se non ermetici, almeno di difficile interpretazione, nei tuoi pezzi. Servono per contornare un’atmosfera, o significano effettivamente qualcosa a cui non si arriva con un collegamento di idee immediato?

Jacopo - Non scrivo con l'obiettivo d'essere compreso subito e totalmente. Ci sono dei passaggi meno diretti, certo. Ma niente di incomprensibile. Ho rispetto e fiducia nelle persone e nelle loro intelligenze.

A.C. - A metà disco ci sono due tracce completamente differenti dal resto delle ballate. Rifacciamoci la bocca con i cibi buoni di gusto, il cui testo è una singola frase in loop, e I superstiti, la cui base è il solo testo. A cosa è dovuta questa scelta?

Jacopo - Volevo dividere il disco in due parti e quei due pezzi erano perfetti per questo scopo.

A.C. - La tua macarena si può ballare solo su Roma?

Jacopo - Credo la si possa ballare un po' ovunque.

G.B. - Tra le infinite correnti elettroniche, ce ne sono alcune che si stanno imponendo con decisione nel panorama musicale odierno. Vorrei che una a una tu esprimessi il tuo pensiero, telegraficamente o non. Partiamo dalla dubstep... (Kode 9 & The Spaceape, Burial)

Per passare al trip-hop... (Massive Attack, Portishead)

Ed allo psych-hop... (Gonjasufi, Flying Lotus)

Per concludere con l' universo dell' hypnagogic pop, con tutto ciò che ne deriva (glo-fi e chillwave).

Jacopo - Ti do una risposta unica: l'elettronica è solo una fetta di quel che musicalmente oggi accade. I dischi sono belli o brutti, gli artisti validi o mediocri. Che poi facciano free jazz o doom metal poco mi interessa. L'elettronica, inoltre, rappresenta una percentuale minoritaria di quel che ascolto. A Gonjasufi, per esempio, preferisco di gran lunga Paolo Angeli.

A.C. - Tornando a noi, l’ illusione fa bene alla salute: non preferiresti credere di essere un ribelle antisociale che manda clippini anticonformisti su facebook, invece di descrivere perfettamente quello che abbiamo intorno? La tua è una grande responsabilità, lo sapevi? Diffondere consapevolezza.

Jacopo - Una società che affida (quasi unicamente) ai cantanti il compito di diffondere consapevolezza è bella che fregata. Se poi i cantanti siamo noi (io e alcuni miei colleghi) c'è proprio da sentir tremare le gambe. Si tratta d'un modo come un altro di delegare, prassi molto in voga tra gli italiani, non solo tra quelli che per anni abbiamo "criticato" ed etichettato come "inconsapevoli".
Ognuno cerchi di fare il suo al meglio.

A.C. - Cosa si prova ad essere un cane? O forse non te lo dovrei chiedere, ché lo siamo un po’ tutti?

Jacopo - Non si prova niente. Iosonouncane è un nomignolo di cui forse mi son già stufato ma che ormai tengo per comodità.

A.C. - Mi hanno commosso molto le ultime parole della title track, “ voto, oggi scelgo, oggi partecipo, la libertà è partecipazione”. Certo, sarebbe bello delegare la libertà nel far sentire la propria vocina in un coro babelico di massa votante, ma la vita non è così facile. Cos’è per te la libertà? Come si può raggiungere? O meglio, si può raggiungere?

Jacopo - Non ne ho sinceramente idea.

A.C. - La speranza non c’è?

Jacopo - Sulla speranza mi trovi d'accordo con Monicelli: è una trappola, un espediente per tener le persone sedute.

G.B. - Grazie per essere intervenuto, l' intervista termina qui. Vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori? In bocca al lupo!

Jacopo - Certo! Lavatevi regolarmente i denti, che i dentisti sono carissimi. E piuttosto che ascoltare schifezze fate sport.

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