Dufresne
(Davide Zenorini)
di: 
Marco Lorenzi
01/03/2007



 

I vincentini Dufresne, gruppo emergente nella scena Hardcore italiana, rilasciano un'intervista a RockLine.it parlando del loro disco Atlantic, pubblicato per V2 Music, attraverso il batterista Davide Zenorini...


M.L. - Via con le presentazioni. Chi sono i Dufresne, come è nato questo progetto e soprattutto… che significato ha il vostro nome?

Davide - I Dufresne sono cinque amici che suonano per divertirsi, con un’incredibile desiderio di uscire dalla monotonia che ci perseguita. Siamo insieme dal 1999: avevamo in piedi un altro tipo di progetto, poi nel 2004 c’è stato il cambio di cantante (è entrato Dominik alla voce). Da quel momento in poi tutto si è fatto tutto più facile e piacevole. Il nome Dufresne è venuto in mente a me, dopo aver visto e rivisto il film “Sulle ali della libertà”, dove Andy Dufresne è il personaggio interpretato da Tim Robbins. Mi ha ispirato il suo modo di vivere il disagio e le situazione di malessere, dalla quale esce vincente. Questo mi ha illuminato e ne è derivata la scelta del nome.

M.L. - Come avete plasmato le vostre sonorità? Esiste un genere in particolare con il quale vi distinguete?

Davide - Non abbiamo plasmato nulla, nè tanto meno ci siamo ispirati ad un genere in particolare. Amiamo tutti cose differenti: c’è chi è piu legato all’Hardcore, chi più al Metal, chi ancora al Noise oppure alla melodia. A partire da questo ci siamo messi in stanza a suonare e, dopo ore ed ore di prove, Atlantic è stato il risultato. Alla fine di ogni concerto ci paragonavano sempre a band differenti, mai una volta che fossero le stesse: questa, a mio modo di vedere, è una cosa positiva. Non vogliamo lasciare punti di riferimento. Poi negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna il “genere” è esploso: ci siamo ritrovati dentro di conseguenza.

M.L. - Quali sono state le vostre influenze musicali più significative? Che cosa ascoltate ora?

Davide - Le nostre influenze sono, come detto poco fa, differenti. I gruppi che ci mettono tutti d’accordo sono senza dubbio Refused, Quicksand, Botch, American Nightmere,Cult Of Luna, Isis, Megadeth, Sepultura, Deftones… Tra le novità ci piacciono molto gli Every Time I Die, Zeo The Blede molti altri, anche italiani, quali ad esempio La Crisi, Red Car Burns, Vanilla Sky, Seed ‘n Feed, The Gaia Corporation, Garretti, Cruelboxes

M.L. - Il nome Dufresneè comparso sul mercato con V2, un bel colpo per una band. Questo doppio salto vi fa sentire come chi ha raggiunto il traguardo senza passare dal via, oppure siete consapevoli di trovarvi ad un punto di partenza di tutto rispetto?

Davide - Prima di approdare in V2 abbiamo fatto circa 100 concerti in tutta italia, due tour europei e parecchi demo, quindi il disco Atlantic, che V2 ha appunto deciso di licenziare. Abbiamo provato ad instaurare rapporti con piccole etichette, che non ci hanno considerati nemmeno di striscio: forse perchè cantavamo in italiano (ora sono in molti a farlo), oppure perchè eravamo troppo pesanti o non piacevamo proprio. Non siamo in grado di dire se ce lo siamo guadagnato o se più semplicemente siamo stati fortunati. Credo siano un pò entrambe le cose.

M.L. - V2 Records è un nome importante nella scena semi-indipendente internazionale. Come vi trovate con loro?

Davide - Sembrerà scontato, ma ci siamo trovati bene fin da subito, anche perchè con noi è difficile avere problemi. Non abbiamo chissà quali pretese e nemmeno particolari problemi con nessuno, quindi dico che loro lavorano per rendere grande il nome Dufresnee noi ne siamo felici, oltre che orgogliosi. Quando possono e se siamo in zona a suonare ci vengono a vedere e ci supportano. Insomma, ci troviamo bene veramente con loro.

M.L. - Come si è mosso il vostro Atlanticdopo l’uscita sul mercato? Secondo previsioni o avete superato le aspettative?

Davide - E’ ancora presto per captare l’effettivo andamento delle vendite. Posso dire, però, che il primo giro di copie dovrebbe essere terminato, dato che dalle segnalazioni che riceviamo pare proprio che Atlantic non sia più reperibile nei negozi. Quindi la soglia minima dovremmo averla venduta. Poi va considerato che per un genere come il nostro è difficile fare grandi numeri, anche se noto una maggiore affluenza ai concerti. Staremo a vedere.

M.L. - Cinque pezzi in inglese, sei in italiano: come mai questa scelta (un po’ atipica, a dire il vero) di mescolare la vostra lingua madre con testi in inglese?

Davide - Come detto prima, abbiamo iniziato a cantare solo in italiano e la cosa ci stimola parecchio, soprattutto per il fatto che è strano sentire la nostra lingua abbinata a certe sonorità. Ne andiamo molto orgogliosi: in passato un sacco di band ci sono riuscite. Qualche esempio? Negazione, Declino, Kina, e, perchè no, anche i Linea 77. Anche se effettivamente tutte queste band avevano scopi diversi, un loro contributo e un gran ricordo lo hanno lasciato tutte nelle nostre menti e nei nostri cuori. Solo successivamente abbiamo provato la carta in inglese per tentare di uscire dai nostri confini e per provare nuove cose, non vogliamo porci nessun limite.

M.L. - Quanto è stato significativo, nella realizzazione del disco, il contributo di Darian Rundall e David Lenci che hanno lavorato (tra gli altri) con Yellowcard e Blonde Redhead rispettivamente?

Davide - Lavorare con due produttori in tempi differenti è stata una grande esperienza che auguro a qualsiasi persona abbia in mente di fare della musica la propria passione vitale. Con Davide Lenci abbiamo registrato in bobina analogica ed è stato fantastico, pareva di suonare live in stanza, praticamente. Siamo rimasti colpiti per la potenza che è riuscito e tirar fuori. Con Darian Rundall è stato differente. Ci ha letteralmente rotto l’anima per nove giorni: voleva che fossimo seri e professionali, mentre noi siamo sempre stati abituati ad altri tempi ed altri modi. E’ stato fantastico anche lavorare con lui, comunque.

M.L. - Cambiereste qualche cosa, potendo tornare indietro, al vostro Atlantic?

Davide - Certo che cambierei qualcosa, come credo chiunque dopo aver registrato il proprio disco. Magari qualche arrangiamento in più, o qualche ritocco qua e là.

M.L. - Parliamo di live. Rappresentano ovviamente un punto di forza per le tante band in via di affermazione. La vostra storia ed il vostro nome sono legati indissolubilmente a quello dei Linea 77, ai quali avete fatto da supporto in un lungo tour. Che cosa avete imparato da una band affermata come questa?

Davide La telefonata di Paolo, il chitarrista dei Linea 77, effettivamente ci ha cambiato tutto. Ci hanno voluti in tour con loro, ci sono stati di grande aiuto e ci hanno consigliato nella maniera più tranquilla possibile. Forse si rivedono in noi, quando ci vedono suonare, di conseguenza si esaltano. Li adoravamo anche prima di conoscerli; sono sempre stati un punto di forza per noi e per la musica in Italia, gli unici ad essere arrivati dove sono ora con le proprie forze e niente più. Sono i migliori di sempre, ecco.

M.L. - Avete avuto, inoltre, la possibilità di farvi notare come band di supporto a “mostri sacri” come Underoathe Tacking Back Sundayallo scorso Taste Of Chaos. Le vostre impressioni dopo quell’esperienza?

Davide - Quella è stata una giornata fantastica. Aver condiviso il palco con gente professionale e tranquilla fa sempre piacere, in più siamo stati onorati del fatto di aver fatto parte del roster del Taste Of Chaos, non capita a tutti. C’è stato un forte coinvolgimento da parte del pubblico per noi ed è stata una cosa importantissima. E’ per questo che non finiremo mai di ringraziare chi era lì a cantare i nostri pezzi e si divertiva con noi. Evidentemente qualcuno è rimasto colpito, dai Dufresne.

M.L. - Il vostro tour europeo di concluderà verso la fine di aprile: quanto cambia l’approccio del pubblico all’estero rispetto all’Italia?

Davide - Mi capita spesso di parlare di queste cose con altri musicisti, anche di band straniere. Ne viene fuori che nessuno è profeta in patria. Questo, tuttavia, non vuol dire che qui da noi sia uno schifo, anzi (vedi Taste Of Chaos). E’ solo molto più difficile, tutto qua. In Germania abbiamo ricevuto un sacco di risposte da parte del pubblico. Magari qui da noi sono più attenti a come suoni o comunque si divertono di meno. Alla fine, che posso dire, siamo italiani e abbiamo avuto la fortuna comunque di conoscere persone e band fantastiche anche nel nostro paese. Non mi lamento di certo.

M.L. - E’ in cantiere un nuovo disco targato Dufresne? Quali novità possono aspettarsi i vostri fans dal secondo capitolo della vostra discografia?

Davide - Abbiamo un sacco di idee e canzoni pronte, che suonano già parecchio diverse da Atlantic. Sono decisamente più pesanti e fresche. Non vediamo l’ora di poterle registrare seriamente e suonarle dal vivo.

M.L. - Altre ambizioni per il futuro?

Davide - Siamo parecchio incuriositi da una eventuale esperienza con un tour in Giappone o negli U.S.A. Può bastare come ambizione?

M.L. - Grazie per la disponibilità ragazzi, è tutto. Potete chiudere l’intervista come meglio credete. Un grosso in bocca al lupo da parte mia e di RockLine.it.

Davide - Grazie a voi per lo spazio concessomi. Spero soltanto di vedere gruppi più onesti con se stessi, in futuro. Vedo troppa omogeneità, qui in Italia. Un piccolo consiglio: ascoltate quello che viene da dentro di voi e cercare di portarlo in stanza ai vostri compagni di gruppo per poi spararlo in faccia ai concerti. Se fate le cose con il cuore qualcuno le sentirà, prima o poi, e di certo vi capirà. (Ho sempre voluto dirla questa cosa, ah ah ah. Ciao!)

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