Down
(Kirk Windstein)
di: 
Susanna Moro
30/04/2008



 

In occasione del loro concerto a Milano, i Down concedono un'intervista a RockLine.it attraverso il chitarrista Kirk Windstein, che racconta le vicende legate all'ultimo periodo della band, affermatasi sul mercato internazionale sia per la figura di Phil Anselmo, sia per lo splendido sound di Over The Under...


S.M. - Kirk, questo tour per la promozione di Over the Under che vi ha portati in giro per tutti gli Stati Uniti per poi approdare in Europa è quasi volto al termine. Ti va di tirare le somme e raccontarci com’è andato e se ciò che vi aspettavate da esso si è verificato?

Kirk - Il tour è andato alla grande, penso che abbiamo suonato molto bene e abbiamo fatto bene il nostro lavoro, vista la risposta dei fans e l’affluenza agli shows. Siamo stati pressocchè ovunque, ci siamo fatti quasi tutti gli USA, poi siamo andati oltre oceano, a Mosca, e da lì abbiamo dato il via al tour europeo. E anche qui gli shows sono stati grandi, i posti erano tutti all’altezza…e poi i fans sono stati fantastici, sul serio, ovunque abbiamo suonato, abbiamo sentito un grandissimo affetto da parte loro. Siamo un po’ stanchi, quello sì, e al momento anche un po’ acciaccati: qui in Europa 41 dei 47 giorni di tour li abbiamo passati sul palco, suonando per oltre due ore a sera, ma ne vale la pena perché quando Sali sul palco cerchi comunque di dare il massimo e ti senti bene quando vedi quanto sei apprezzato. Ora ci mancano solo Spagna e Portogallo e poi ci riposiamo fino a luglio!

S.M. - Ultimamente siete passati all’etichetta Roadrunner, come trovate questo cambiamento?

Kirk - Finora ci hanno tenuto molto occupati, che poi è un’ottima cosa, poi hanno promosso alla grande la band e ci ha dato modo di farci conoscere a molta gente che non aveva mai sentito parlare di noi e ha fatto in modo che potessimo esibirci in molte parti del pianeta, che poi era l’unica cosa che volevamo e cercavamo di fare da 2 anni a questa parrte. Qui in Europa abbiamo fatto così tanti shows anche grazie a loro.

S.M. - A proposito degli show… come mai avete deciso di non portarvi special guests e di proiettare un film al posto del gruppo di spalla?

Kirk - Allora, la decisione è piuttosto recente a dire il vero. Quando abbiamo deciso di intraprendere un tour come headliner, durante il tour in USA, all’inizio avevamo due band di supporto, ma dopo un po’ abbiamo capito che qualcosa non funzionava… Le band erano buone ovviamente, ma la cosa che non andava era un’altra; il fatto è che quando una band finisce di suonare ci vogliono almeno 40 minuti per smontare l’equipement e montare quello della band successiva, quindi nel frattempo l’atmosfera diventa dispersiva e discontinua. Perciò abbiamo trovato una soluzione a questo problema, per fare in modo che niente dell’atmosfera che si crea a inizio serata, si perda fino alla fine: il film, che non è altro che una raccolta di filmati di noi sul palco, o noi in sala prove o in viaggio, più alcuni video delle band che più ci hanno influenzato, viene proiettato prima del concerto, e quando il megaschermo si alza alla fine, noi siamo già sul palco pronti ad iniziare. Così la cosa è molto più diretta, la crew non perde tempo a smontare e montare roba e nessuno deve annoiarsi ad aspettare e c’è più tempo da dedicare alla musica.

S.M. - Over The Under è un album scritto dopo un periodo per voi tragico, qualsiasi band al vostro posto avrebbe creato l’album più negativo possibile… Come mai avete deciso di mantenerlo così positivo?

Kirk - Penso che fosse proprio quella l’attitudine che avevamo bisogno di adottare. Dopo l’assassinio di Darrell e l’uragano Latrina, eravamo tutti quanti devastati, non solo materialmente, ma anche e soprattutto sul piano morale. E’ stata dura risollevarsi da quel duro colpo, ma volevamo andare avanti. Così ci siamo trovati davanti due possibilità: scrivere l’album più triste e arrabbiato della storia oppure lasciarci tutto alle spalle e guardare avanti. Inutile dire che abbiamo scelto la seconda opzione e abbiamo seguito quela linea di pensiero; la musica è heavy ma i testi sono molto profondi, in fondo siamo stati fortunati, siamo sopravvissuti a un disastro. Sicuramente era inevitabile che nei brani ci fossero riferimenti a ciò che abbiamo passato, ma non abbiamo voluto che fosse in senso negativo. La pensavo allo stesso modo con i Crowbar: se acolti bene, la musica è sì pesante, cattiva, e può sembrare cupa e negativa al primo ascolto, ma non c’è assolutamente nulla di negativo nemmeno lì. Bisogna leggere bene tra le righe dei i testi.

S.M. - E com’è al momento la situazione a New Orleans al momento?

Kirk - Le zone in cui viviamo noi sono abbastanza a posto da dopo l’allagamento, ma altre zone sono ancora distrutte e c’è molta più criminalità. Qualche miglioramento molto lentamente inizia a vedersi, c’è molto ottimismo nell’aria e speriamo di poter tornare ad essere, non dico come prima, ma almeno alla normalità.

S.M. - I Down sono apparsi e scomparsi dalla scena musicale già un paio di volte… Pensi che sparirete di nuovo alla fine di questo tour?

Kirk - No, assolutamente no. Almeno non alla fine del tour, a luglio abbiamo delle date, tra cui c’è quella in Italia con i Metallica. Comunque nemmeno dopo abbiamo idea di sparire. Quelle due volte che ci siamo dissolti nell’aria era perché dovevamo tener fede agli impegni con le nostre band principali, ora questo non si verificherà di nuovo.

S.M. - Quindi mi sembra di capire che il progetto Down è destinato a diventare una band permanente…

Kirk - Sì, senza dubbio, ormai è la nostra band principale.

S.M. - Ma non avete in mente di mollare le altre band, vero? I Corrosion Of Conformity e i Crowbar hanno il destino segnato?

Kirk - No, no, non ti preoccupare che sentirai ancora parlare delle nostre band “di provenienza”. Sia i Corrosion Of Conformity che i Crowbar continueranno ad esistere, ed io per primo non mi sogno nemmeno di mollare la band che ho creato e che porto avanti da quasi 20 anni. Ultimamente ho collaborato anche con Jamey Jasta (Hatebreed) al progetto Kingdom Of Sorrow, quindi come vedi, del tempo ne trovo sempre. Certo, i Down sono una band importante, una priorità su tutto il resto, sono divertimento, ma sono anche affari, e quindi a volte ciò significa stress e comporta dei doveri; le band che ho formato con i miei amici al di fuori dei Down significano divertimento, niente pressioni né oneri e niente stress.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente