Confligo
(Yhades)
di: 
Edoardo Baldini
04/07/2005



 

Son trascorsi due anni dalla pubblicazione di The Edge of Pain e i Confligo, band Gothic sinfonico di Isernia, riordina il materiale in preparazione del prossimo album...

E.B. - Ciao ragazzi, prima di tutto vi chiederei di presentare la band ai lettori di RockLine.

Yhades - Con piacere. Il gruppo, originariamente denominato Melmoth, nasce nel 1998 come band dedita ad una originale miscela di epic e gothic. Dopo alcune defezioni tutto il processo compositivo resta nelle mani di Yhades e Tifernum, che cambiano il nome del gruppo in Confligo. Due i cd all’attivo: Heaten Pride del 2000 e The Edge of Pain, uscito a cavallo tra 2003 e 2004.

E.B. - Mi congratulo con voi per l’ultimo The Edge of Pain, datato 2003, che mi ha sorpreso per il sound sinfonico molto vicino ai Therion e per le melodie ricercate delle tastiere. Quali sono le vostre maggiori influenze a livello di songwriting?

Yhades - Indubbiamente i Therion sono una delle nostre maggiori influenze, in particolare consideriamo Theli e Vovin due autentici capolavori. Va precisato che non è affatto semplice ottenere un sound sinfonico convincente quando si opera a livello di autoproduzione, ma abbiamo cercato di ottenere il massimo possibile con le risorse che avevamo a disposizione, ottenendo un risultato che riteniamo essere quantomeno competitivo. Altri gruppi che ci ispirano sono Within Temptation, After Forever e Nightwish, e moltissimi altri gruppi non sempre identificabili nel nostro sound.

E.B. - The Edge of Pain nell’ambito delle liriche si discosta da quelle più epiche del primo demo Heaten Pride; potete spiegarci il significato dei testi di The Edge of Pain? Come mai avete deciso di cambiare radicalmente la via seguita con Heaten Pride?

Yhades - Il nostro demo d’esordio, un concept dedicato ai bellicosi sanniti, era caratterizzato da una massiccia componente epica, a livello di liriche ma soprattutto a livello musicale, con inoltre una forte presenza folk. Successivamente abbiamo voluto concentrarci sull’aspetto gotico della nostra musica, occupandoci nei testi di quei sentimenti universali che da sempre tempestano l’animo umano: amore, angoscia, dolore, morte…

E.B. - Ascoltando l’album, si nota un leggero mutamento del timbro da una traccia all’altra; questo fatto è connesso con il “sentimento umano” che è trattato in ciascuna canzone e che è posto tra parentesi alla fine del titolo?

Yhades - Hai colto nel segno. In ogni brano abbiamo affrontato un sentimento umano, e abbiamo ricostruito, o meglio abbiamo tentato di ricostruire, l’impatto emozionale del sentimento trattato. Musica e testo in quest’ottica si influenzano a vicenda e sono un tutt’uno inscindibile.

E.B. - Potete parlarci un po’ della realizzazione di The Edge of Pain?

Yhades - Certamente. Le canzoni sono state composte in breve tempo, mentre assai più faticosa si è rivelata la registrazione, ripartita tra una sala professionale ed il nostro piccolo studio privato; come dicevo ottenere un sound sinfonico in sede di autoproduzione non è affatto facile. Ci siamo occupati in prima persona anche del mixaggio. Impegnativo ma stimolante si è rivelato l’arrangiamento delle parti vocali, coordinando 4 stili di cantato differenti: baritonale, growl, soprano e femminile pulito.

E.B. - Qual è la vostra attitudine nei confronti della musica lirica? Nel vostro Gothic sinfonico sembrate amarla parecchio: è così?

Yhades - Infatti, la musica classica ci affascina da sempre, anche se a differenza di molti altri gruppi non amiamo inserire nei nostri brani le classiche scale barocche tanto care a Malmsteen, ma preferiamo trarre ispirazione dalle composizioni sinfoniche e liriche del romanticismo italiano e tedesco. In un certo senso anche il nostro è un metal neoclassico.

E.B. - Ho notato che alcuni passaggi, soprattutto Interlude e l’omonima The Edge of Pain, risentono delle atmosfere Dark alla Dargaard. Come vi ponete invece di fronte a questo genere?

Yhades - Altre volte ci hanno fatto notare la presenza di tali elementi nel nostro sound, ma onestamente non conosciamo molto la scena dark, ci siamo avvicinati ad essa solo in seguito alla realizzazione di The Edge of Pain, ma preferiamo di gran lunga l’energia e l’impatto fisico ed emotivo che solo il metal riesce a trasmetterci.

E.B. - Ho gradito moltissimo la cover di Moonlight Shadow di Mike Oldfield. Come mai questa scelta? E’ un pezzo che rende bene dal punto di vista della voce femminile oppure avete una predilezione per la musica prog di sperimentazione dei ‘70 – ‘80?

Yhades - Entrambi i motivi hanno contribuito alla scelta. Cercavamo un brano che privilegiasse la voce femminile, e ci è sembrato naturale andarlo a cercare tra i dischi che avevamo amato quando abbiamo iniziato ad avvicinarci alla musica, e Moonlight Shadow si è rivelata una scelta assolutamente naturale. Mike Oldfield è un genio assoluto, ma in quegli anni c’erano anche Alan Parson Project, Marillon, Asia

E.B. - Cos’è rimasto del primo demo su questo The Edge of Pain?

Yhades - Tanto e poco. Abbiamo drasticamente ridotto la componente epica, eliminati del tutto gli elementi folk, messo maggiormente in evidenza le chitarre, arricchito gli arrangiamenti orchestrali e vocali, ma comunque gli elementi del nostro sound sono rimasti ampiamente riconoscibili.

E.B. - Una curiosità: che cosa rappresenta la copertina del cd?

Yhades - Si tratta di una illustrazione che raffigura uno dei più celebri canti della Divina Commedia, quello che narra di Paolo e Francesca, una vicenda che ben riassume tutte le emozioni trattate dall’album, amore, dolore e morte. Ci è parsa un’immagine particolarmente adatta allo scopo.

E.B. - Quali sono i progetti futuri della band? State lavorando a nuovo materiale? Quanto dovremo aspettare per la pubblicazione successiva a The Edge of Pain?

Yhades - Il nuovo materiale è pronto da tempo, ma i cronici contrattempi extramusicali ne hanno ritardato oltremodo la registrazione. Speriamo di procedere quanto prima. Questa volta ci piacerebbe anche realizzare un video, sarebbe un’esperienza interessante..

E.B. - Siete impegnati in una serie di date per la promozione di The Edge of Pain? Avete in programma nuovi concerti nella vostra zona?

Yhades - Tutte le nostre energie saranno impegnate per la registrazione del prossimo cd appena possibile, e non abbiamo in programma alcuna data live al momento, ma naturalmente saremo pronti a cogliere ogni buona occasione che si presenterà.

E.B. - Solita domanda: cosa ne pensate del panorama underground italiano Rock/Metal? Ed in particolare Isernia, la vostra città, come si pone all’interno di questo scenario?

Yhades - Riteniamo che l’underground italiano sia ricco di gruppi tecnicamente molto validi, ma che al contempo presentano una cronica carenza di originalità. Per quanto riguarda la nostra città, invece, semplicemente non esiste alcuna scena musicale degna di tale nome. A parte qualche cover band il nulla cosmico!

E.B. - Siete rimasti soddisfatti delle vendite del primo full-lenght?

Yhades - Possiamo ritenerci tutto sommato contenti, considerando che siamo in epoca di vacche magre ed anche grossi gruppi vendono cifre modeste. In particolare siamo soddisfatti del responso ottenuto in terra di Germania, dove siamo ufficialmente distribuiti. Deludente invece il responso nel nostro paese.

E.B. - Cosa preferite ascoltare di solito?

Yhades - Metal in tutte le salse, in particolare gothic sinfonico naturalmente, ma anche classica, colonne sonore e grandi classici ’70 – ’80.

E.B. - Grazie della disponibilità, un saluto dalla redazione di RockLine. Potete concludere l’intervista come preferite.

Yhades - Grazie a voi per l’interesse mostrato nei nostri confronti ed il tempo dedicatoci, dateci una possibilità, procuratevi The Edge of Pain tramite Hellion Records o direttamente contattandoci sul sito www.confligo.org

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