Cisco
di: 
Giovanni Vescovi
31/05/2009



 

Cisco, all’anagrafe Stefano Bellotti, rimpianto frontman dei Modena City Ramblers, ha aperto da poco il tour estivo che lo vedrà esibirsi su numerosi palchi della Penisola; da solo, o meglio, senza i Modena City Ramblers, per una scelta che ormai da due anni l’ha portato a lasciare quel progetto per intraprendere una nuova strada.
In una giornata soleggiata, tra risate e qualche Montenegro, Cisco concede un'intervista a RockLine.it per parlare del suo nuovo capitolo discografico, Il Mulo, senza però dimenticare il passato nei Modena City Ramblers...


G.V. - Ciao Cisco, benvenuto su RockLine. Per avviare l'intervista partirei con una domanda molto generale: che musicista è Cisco oggi?

Cisco - Guarda, fondamentalmente sono uno ancora molto innamorato ed appassionato di musica e, forse, uno tra i tanti motivi che mi hanno portato ad uscire dal progetto Modena è che per un mio problema personale mi stavo disamorando di questo lavoro mentre oggi posso dire di essermene ancora innamorato.
Non sono un musicista che ha studiato, pur facendolo di mestiere mi sento più un hobbista,un precario della musica che comunque si diverte ed è molto appassionato di questo lavoro.

G.V. - Com’è cambiato Cisco da Combat Folk o Riportando Tutto A Casa (i primi due album con i Modena City Ramblers) al Mulo, il tuo secondo disco da solista? Cosa invece è rimasto uguale?

Cisco - Da Combat Folk ad oggi ci sono quasi vent’anni: quello di Combat Folk era un ragazzo veramente alle prime armi, tutto energia, sudore, rabbia.
Oggi quell’energia, sudore, rabbia ci sono ancora: sono un uomo che agisce molto d’istinto, ma ora ho vent’anni di più, nuove riflessioni ed un modo di accostarmi alle problematiche diverso, non più da ventenne ma da quarantenne anche se mantengo il mio approccio istintivo alle cose, alla musica come alla vita quotidiana.

G.V. -”Servono gambe salde in questi tempi, gambe forti per tempi incerti.” Inizia così Il Mulo; sono tempi di crisi: economica, politica, sociale e culturale; che cosa può tenerci a galla?

Cisco - In questa canzone faccio un discorso personale, anche se in questi tempi le botte le stiamo prendendo tutti quanti: batoste psicologiche, morali, culturali che però devono servire a rafforzarci.
Non credo ad una persona che non ha mai avuto sconfitte nella sua vita, non ci credo; allora questa fase dobbiamo viverla a fondo ed uscirne con i lividi addosso, irrobustiti sia come società che come individui.
Ci vogliono gambe forti, spalle larghe, essere disposti a prenderle per poi rincominciare nella maniera giusta.

G.V. - Molti hanno visto l’elezione di Barack Obama come un punto di svolta per un mondo che brancola ancora nel buio della Lunga notte, sei d’accordo?

Cisco - Devo dire di sì, anche se è sbagliato riversare tutta questa speranza su un uomo, con i suoi errori, i suoi limiti, i suoi pregi ed i suoi difetti. Credo che il segnale di Obama sia meraviglioso, soprattutto perché proviene dagli Stati Uniti; anche Evo Morales presidente indios della Bolivia è per me un fortissimo segnale di speranza, chiaro però che l’influenza della Bolivia in politica estera non è la stessa degli Stati Uniti. C’è poi anche Michelle Bachelet in Cile (eletta presidentessa nel 2005 n.d.r.), figlia di un generale ucciso per non essere stato ai patti del golpe di Pinochet, a capo di un paese in America Latina, continente da sempre machista. Sono segnali che dobbiamo raccogliere, che influenzano la nostra politica ed il nostro modo di vivere.

G.V. - Torneremo a vedere la luce?

Cisco - La speranza non può morire, altrimenti sarebbe tutto finito: voglio vedere la luce in fondo al tunnel anche se questa prospettiva sembra ora molto dura.

G.V. - Parliamo ora d’Italia: Il paese delle mummie dipinge una realtà povera, incatenata al suo passato senza voglia e possibilità di cambiare; Onda Granda invece lancia un urlo di speranza, come possono cambiare le cose? Chi le può cambiare?

Cisco - Il paese delle mummie è una visione molto negativa dell’ Italia, quale io penso che sia: viviamo in un paese troppo legato a politici e potenti ottantenni che da anni manovrano e spostano grandi poteri economici e politici. Queste persone dovrebbero andare via, andare in pensione: immagino un Gran Pensionato per anziani in cui rinchiudere tutte queste mummie e fargli fare qui i loro giochetti di risiko politico. La speranza sono i giovani, sono fiero di Onda Granda perché è un pezzo che ho scritto un anno e mezzo fa auspicando l’arrivo di un’ onda che a Novembre dello scorso anno si è messa in moto dalle scuole e dalle Università come movimento apartitico, non apolitico, c’è differenza. Ed anche se ora sembra un po’ in una risacca, credo che qualcosa di questo movimento rimarrà e da qui potrà nascere qualcosa di nuovo, più forte, che potrà mettere in atto dei veri cambiamenti.

G.V. - L’onda però sembra già scomparsa, gli studenti si sono arresi?

Cisco - Non credo che ci si arrenda di fronte a queste cose; magari qualcuno ha perso la speranza, ma sarà subito rimpiazzato da altri che hanno voglia di far sentire la propria voce, è naturale.
L’importante è che le idee per cui si sono messi in moto non vengano stravolte o barattate.

G.V. - Torniamo al tuo ultimo album, Il Mulo; Funerale Per Sigaro E Banda è un pensiero particolare per un amico che non c’è più: ”un inno alla vita”.

Cisco - E’ la canzone per Luca (Giacometti, chitarrista dei Modena City Ramblers scomparso nel 2007 N.d.R.), io me lo ricordo così com’è la canzone: era una delle persone più allegre e più divertenti che io abbia mai conosciuto e volendogli dedicare una canzone, l’ultima cosa che avrei fatto sarebbe stata scrivergli una canzone triste. Era un uomo pieno di ironia con cui ho passato momenti magici su e giù dal palco; ho voluto ricordarlo com’era.

G.V. - Altra canzone del disco è Multumesc: esempio di quella multietnicità che contraddistingue da sempre la tua musica, ma che fatica a trovare spazio nella nostra società; una società in cui i Rom sono spesso additati come causa prima di tutti i nostri problemi. Ha preso definitivamente piede in Italia un sentimento di paura o peggio di odio nei confronti dello straniero?

Cisco - Diciamo che, da questo punto di vista, sono periodi molto bui.
Penso però che vincerà sempre l’intelligenza delle persone: è stato molto facile per un periodo additare i rom come il male di tutto oscurando gli altri problemi, quelli che sono i nostri mali. Bisogna che l’intelligenza delle persone arrivi prima di questo modo di fare e si capisca che non è così, perché i rumeni sono buoni e cattivi come sono spesso buoni e cattivi gli italiani.
Finchè non estirpiamo il problema alla base esso esisterà sempre: siamo il paese che più si basa sulla delinquenza, la mafia è l’azienda numero uno in Italia; essere mafiosi paga a livello economico e sociale dandoti anche la possibilià di muovere tutte quelle microcriminalità su cui puoi addossare tranquillamente i tuoi orrori. Finchè non capiremo che il problema principale dell’Italia è la mafia e che il sistema mafioso è al governo, non nelle persone ma nel modo di fare le cose: continueremo a vivere nella Lunga notte.

G.V. - Qual è il ruolo dei media, enfatizzano il problema o si limitano all’informazione?

Cisco - E’ una domanda troppo grossa, bisognerebbe essere dentro i media. Come ho scritto in una canzone qualche anno fa (Il prigioniero N.d.R.), viviamo in un momento in cui l’informazione ha troppo potere e quando una cosa ha troppo potere diventa un male, in particolare poi quando è al servizio di un potente: non dico che l’informazione debba essere contro il potere, ma per lo meno pronta a smascherare le sue falsità senza assecondarle come invece succede troppo spesso in Italia.

G.V. - Nel testo della canzone invochi una rivoluzione, quale rivoluzione possiamo aspettare ancora?

Cisco - Invoco la mia rivoluzione personale.
Ho passato vent’anni della mia vita a sognare rivoluzioni culturali che potessero cambiare un paese ed il suo stile di vita; poi mi rendo conto che a 40 anni sono ancora qui, a braccia aperte, ad aspettare un cambiamento radicale della società che possa finalmente mettere in discussione il modo mafioso di trattare tutte le cose proprio del nostro paese e non solo.

G.V. - Quanto contava la passione civile agli inizi? E quanto naturalmente conta adesso?

Cisco - E’ immutata; ribadisco: forse all’inizio c’era più rabbia di adesso ma credo che sia giustificabile un giovane arrabbiato. Non ricordo chi l’ha scritta: ”Un giovane rezionario sarebbe la cosa più brutta che potrei incontrare, quanto un ottantenne rivoluzionario”; è una frase molto sottile e molto ironica: un giovane a cui vanno bene tutte le cose mi spaventa tanto quanto un uomo che ad ottanta anni vuole fare ancora il rivoluzionario.

G.V. - Al tempo dei Modena avete sempre considerato il viaggio come l’esperienza di base della vostra musica, è ancora così?

Cisco - Devo dire di si, da quando ho fatto la Lunga Notte (il suo primo album da solista edito nel 2007 N.d.R.) al Mulo oltre a fare concerti, scrivere canzoni e provare ho fatto un ennesimo viaggio ad Auschwitz e Birkenau in treno con gli studenti, un altro viaggio in Tanzania per una coperazione volta alla costruzione di una latteria ed una parentesi in Romania dove ho suonato con un gruppo di gitani e tutto ciò ha influenzato la scrittura del nuovo disco. Penso di non aver mai viaggiato così tanto come da quando sono uscito dai Modena, forse perché sono sempre stato io a spingere gli altri a partire ed allora magari dovreste chiedere a loro perché si sono fermati. Io continuo a viaggiare. Si possono benissimo costruire le canzoni senza andare un mese in Africa o in qualsiasi altro luogo, ma io non faccio così.

G.V. - Cisco è ancora un vagabondo?

Cisco - Assolutamente sì.
In questo senso il mio stile di vita è molto peggiorato: vivo oramai tra l’Emilia dove ho casa e Ciociaria, basso Lazio, dove ho la mia famiglia. Quando non ho concerti o non sono via per altri viaggi mi muovo tra queste due regioni; devo dire che c’è un mondo in mezzo, da scoprire: non serve andare in Australia per viaggiare, anche dietro l’angolo puoi trovare un’esperienza incredibile che ti riempie di emozioni.

G.V. - L’intervista è finita, grazie Cisco per la tua disbonibilità ed in bocca al lupo per il tour!

Cisco - Grazie a voi!

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