Camel
(Colin Bass)
di: 
Edoardo Baldini
19/02/2008



 

Considerati una delle band fondamentali del Progressive, i Camel si preparano ad affrontare un nuovo anno dopo il periodo sfortunato di Andy Latimer. A parlare della storia della formazione e dei progetti futuri è il bassista Colin Bass, che si sofferma anche sulle passioni musicali private...


E.B. - Ciao Colin! Grazie per averci concesso la possibilità di rivolgerti qualche domanda sulla tua carriera. E’ un grande onore per noi. Possiamo iniziare concentrandoci sulla tua prima esperienza come musicista. Qual è stato il tuo approccio alla musica e quali i tuoi primi progetti?

Colin - La mia prima esperienza direi che è stata abbastanza significativa. Quando ero molto giovane, mio padre mi comprò un registratore di seconda mano, insieme ad una pila di vecchi dischi da 78 giri. Era una selezione decisamente varia, da Mario Lanza a Mendelsohn, da Slim Whitman a Eddie Calvert. Ricordo che li ascoltavo costantemente, addirittura aprendo a volte le finestre per mostrare il mio entusiasmo ai vicini. Successivamente mio fratello maggiore cominciò a portare a casa dischi di Elvis Presley, Buddy Holly e Lonnie Donegan e ne fui attirato. Non posso di certo dire di aver avuto dei progetti fino ai miei anni adolescenziali, ma la musica è sempre stata una compagna importante, una porta aperta su altri mondi.

E.B. - Puoi descriverci l’atmosfera degli anni Sessanta-Settanta nella città di Londra, dove hai trascorso la tua giovinezza?

Colin - Beh molte cose sono ovviamente successe negli anni Sessanta. Considera la carriera dei Beatles: dal 1962 al 1968 hanno completamente riscritto il libro della musica Pop con album meravigliosi. L’intera decade fu ricca di musica eccellente. Quando ero a scuola ascoltavo The Yardbirds e Bob Dylan e quando ebbi sedici anni andai ai concerti di Kimi Hendrix, dei Cream e di altre bands grandiose che si esibivano a Londra in quel periodo: King Crimson, Famiky, Yes. Ero solito frequentare parecchio il Marquee e lì gli Yes suonavano regolarmente negli anni della prima line-up, che io adoravo. Poi mi unii al mio primo gruppo, i Krisis, e suonammo come spalla a formazioni come The Who, The Move, Pink Floyd, The Nice, The Bonzo Dog Band e altri ancora. Quindi c’era un grande fervore nella musica dell’epoca.

E.B. - Provando a confrontare il mercato musicale dell’epoca con quello contemporaneo, che differenze noti?

Colin - Oggi noi siamo schiavi del mondo dell’informazione. Siamo una sorta di zombie, drogati per essere distratti da una terribile verità: non importa chi diventi veramente il Presidente degli Stati Uniti, perché le stesse persone continueranno a detenere il potere. Mi chiedo solo dove siano gli artisti politicamente motivati oggi. Se non ce ne sono, significa che abbiamo compreso ciò che Frank Zappa diceva molti anni fa e cioè che la politica è solo il lato divertente del grande successo. Ditemelo voi…

E.B. - Quali circostanze hanno permesso la tua entrata nei Camel? E com’è cambiata la musica della band dopo il tuo arrivo?

Colin - Stavano cercando un bassista e io fui presentato loro da Laurie Small, il loro tour manager che io avevo incontrato quando lavorava per il tour che intrapresi con Steve Hillage. Ovviamente la loro musica è cambiata al meglio da quando sono arrivato io! Ahah.

E.B. - Ti saresti divertito se tu fossi entrato durante il periodo di Mirage e The Snow Goose?

Colin - Oh sicuramente. Quando mi unii ai Camel non conoscevo il loro materiale precedente ma fui costretto ad impararlo per le perfomance live. Mi piace ancora suonare quelle vecchie canzoni anni Settanta.

E.B. - Qual è stato il periodo più felice per la tua carriera?

Colin - Non riuscirei a risponderti. La vita è un incredibile viaggio. Ogni periodo ha i suoi pregi, non solo a livello di divertimento ma anche di lavoro. Quindi non saprei.

E.B. - Nel 1979 pubblicaste I Can See Your House From Here. Come vi venne l’idea di proporre come copertina un astronauta crocefisso con lo sguardo volto verso la Terra? Qual’era il suo significato?

Colin - Non chiedermelo. Il titolo originale doveva essere Endangered Species: ecco perché la copertina era stata proposta così. Tuttavia in un momento di pazzia fu sostituito dall’altro titolo: fu un grosso errore, ma così va la vita.

E.B. - Pensi che la tua entrata nei Camel dopo le esperienze con i 3 Mustaphas 3 (durante la seconda metà degli anni Ottanta) portò mutamenti nel tuo stile e in quello dei Camel?

Colin - I 3 Mustaphas 3 erano un gruppo fenomenale, formato da ottimi musicisti capaci di suonare un’ampia varietà di strumenti. La loro missione era assimilare gli stili musicali di tutto il mondo. L’idea era quella di rivendicare l’egemonia musicale degli Anglo-Americani e contemporaneamente quella di far divertire la gente. Ho imparato molto in quel gruppo e ovviamente ho portato questo entusiasmo a Andy Latimer. Andy e Susan Hoover vennero a vedere un concerto dei 3 Mustaphas 3 in California nel 1990 e penso che si divertirono parecchio! Non saprei dirti se questo abbia avuto una diretta influenza sulla musica dei Camel ma l’idea di Rajaz venne da un libro chiamato World Music, che poi io regalai ad Andy.

E.B. - E se ti chiedessi qual è il tuo ricordo migliore o il concerto migliore della tua carriera?

Colin - Ancora una volta mi sarebbe impossibile rispondere, perché la vita è un progetto in corso. Di certo ci sono momenti memorabili, se solo si riuscisse a ricordarli. Parlando seriamente, per me un momento è memorabile quando è un momento trascendentale: si è davvero immersi nella musica e si viaggia in luoghi che non si sono mai visti. E’ come una sorta di frontiera conclusiva, come direbbe il Capitano Kirk: quando si crea qualcosa insieme ad altri musicisti è come se si interagisse con un’entità più grande della somma delle sue parti. Questo può succedere solo se si garantiscono spazi per l’improvvisazione e non si rinchiude la musica in stanze che non lasciano respiro. La creazione di un momento magico può avere a che fare con le persone che stanno ascoltando e può non essere collegato al luogo dove si sta suonando o viceversa. Sono questi i momenti che ti permettono di proseguire il tuo cammino e l’ultima volta che ho avuto modo di provare tali sensazioni è stata all’ultimo mio concerto (insieme alla Prince Robinson Band) allo Spirit Of 66 Club di Verviers (Belgio). Prince Robinson è un onorevole chitarrista di Los Angeles che ha condotto una vita onorevole e ha un gran numero di storie onorevoli da raccontare, soprattutto attraverso la sua chitarra. Davvero onorevole. Provate ad ascoltarlo.

E.B. - Che tipo di musica ascolti ora? Ti senti vicino alla scena progressive contemporanea?

Colin - Non posso dire di stare seguendo una scena. C’è così tanta musica che è accessibile al giorno d’oggi, è incredibile. Se si è interessati a diversi tipi di musica è difficile concentrarsi su un genere ben preciso, non c’è mai abbastanza tempo per ascoltare tutto. Ascolto molta musica da tutte le parti del mondo e cerco di ascoltare più che posso anche vecchio materiale, dal Blues ai Beatles e agli Yes. Mi piacciono anche i primi lavori Progressive, ma dato che ho poco tempo libero tra la mia vita privata e l’uscire occasionalmente, preferisco comporre musica piuttosto che ascoltarla.

E.B. - Parlando della tua carriera solista, quali sono i tuoi progetti ora?

Colin - Sto lavorando ad un meraviglioso trio con il già citato chitarrista Prince Robinson e il mio compagno nei Camel, il batterista Denis Clement. Il progetto è chiamato Robinson, Bass & Clement, o RBC per abbreviare. Abbiamo già preparto alcune belle canzoni che lasciano spazio all’improvvisazione ed è davvero entusiasmante. Abbiamo in previsione qualche concerto e una registrazione entro quest’anno. Sto anche lavorando al nuovo materiale con la cantante/compositrice/chitarrista tedesca Jenny Weisgerber e sto lavorando ancora al mio album solista. Al momento comunque il progetto RBC è quello in cui mi concentro maggiormente.

E.B. - La moglie di Latimer, Susan Hoover, ha annunciato che state sviluppando anche un nuovo album per i Camel. Come dobbiamo aspettarcelo?

Colin - Sì, nonostante alcuni impedimenti come trasferirsi dalla California all’Inghilterra e una recente operazione, Andy ha lavorato abbastanza a qualche idea per il nuovo album dei Camel, secondo i suoi standard. Spero che riprenderemo spesso a lavorare tutti assieme quest’anno.

E.B. - Hai lavorato con molti musicisti in tutto il mondo, provenienti da diverse culture. Mi sto riferendo ad artisti come Maurice El Medioni ed altri… Puoi descriverci queste esperienze?

Colin - Sono davvero orgoglioso di essere stato invitato a suonare con altri musicisti come Maurice El Medioni, il re del pianoforte dell’area algerina-ebrea-orientale. Ha ottant’anni e rockeggia ancora! Anche la meravigliosa Wassalou dal Mali, Oumou Sangare, che è una grande star nel suo Paese d’origine. Queste sono state esperienze di studio e i contatti li ho ricavati attraverso la mia attività con i 3 Mustaphas 3. Lavorare poi con musicisti indonesiani mi ha portato in quel Paese e soprattutto a divertirmi in studio registrando alcune mie canzoni. Denpasar Moon è diventata un grande successo là! Mi sono inserito nella scena Pop di Giava e la canzone è stata un misto di stili così diversi che a loro è sembrato materiale inedito. Il successo mi ha invogliato a realizzare nuovi progetti e ad incontrare nuovi musicisti: chiunque sia interessato può cercare nella sezione “Stories” su www.colinbass.com, dove mi soffermo sulla registrazione di un album a Bandung, ad Ovest di Giava con la Sambasunda, l’orchestra della città.

E.B. - Come mai sei così interessato a culture lontane? Sei appunto ritenuto il più grande esperto di musica Pop indonesiana e hai anche collaborato con alcuni autori di libri specializzati…

Colin - Perché no? E perché usi la parola “distante”? Allora cosa dovremmo dire della Nebulosa Testa di Cavallo? Ora è molto distante. Non abbiamo mai sentito musica provenire da lì, ma sarei davvero interessato, non credi? Oggi noi sappiamo che il nostro pianeta è davvero piccolo rispetto all’immensità dello spazio. Viviamo tutti sulla Terra ed essa è in grave pericolo: dobbiamo iniziare ad ascoltare tutta la musica del mondo. Per quanto riguarda il Pop indonesiano, mi è piaciuto da quando sono stato in quel Paese e ho iniziato a fare ricerche, diventando un “esperto”. Questo anche perché non ci sono molte altre persone che scrivono riguardo quel genere. Peccato, perché il materiale è davvero interessante. Al momento sto ascoltando alcuni gruppi dal Est di Giava, provenienti dal distretto di Banyuwangi, che hanno profonde influenze dalla scena di Bali.

E.B. - Sei anche un presentatore radiofonico. Parlaci del tuo programma e della tua esperienza in Germania.

Colin - Sì, presento una volta a settimana un programma su RBB Radio Multikulti da circa tredici anni, sotto il nome di DJ Sabah Habas. Il mio motto è: Rarità, Curiosità e Preferiti vecchi e nuovi. La trasmissione è ogni domenica alle 12.05. Gli ultimi quattro sono sempre salvati sul sito della stazione radiofonica. Ecco il link alla mia pagina:
http://www.multikulti.de/sendungen/sprache/deutsch/sabah_am_sonntag/sabah_am_sonntag.html
Mi piace davvero questo hobby perché mi costringe ad ascoltare una vasta gamma di musica con mente aperta. E’ un privilegio poter trasmettere il mio entusiasmo agli ascoltatori. Non faccio mai ascoltare cose che non amo!

E.B. - Ultima domanda: qual è il tuo rapporto con l’Italia?

Colin - Quando potremo rivederti sui palchi italiani?

Amo l’Italia! Parlando di concerti memorabili, ho suonato alcune volte lì con i 3 Mustaphas 3 e con i Camel e mi piacerebbe tornare al più presto. E’ possibile che mi rivediate con il trio RBC. Vi farò sapere!

E.B. - Grazie per la tua gentilezza. Buona fortuna per il futuro! Puoi chiudere l’intervista come preferisci, a presto da RockLine.it!

Colin - Grazie a voi!

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