Bluvertigo
(Andy)
di: 
Edoardo Baldini, Filippo Morini
30/04/2008



 

Pittore, musicista, Dj: RockLine.it intervista Andy, un artista tanto poliedrico quanto originale, che attraverso una disinvolta chiacchierata ci racconta della sua carriera solista, dei suoi quadri fluorescenti e della situazione Bluvertigo, passando per Sanremo e finendo con i consigli sui migliori cocktail da consumare durante il suo Dj-set…

F.M. - Ciao Andy, come stai?

Andy - Ciao! Tutto bene, grazie.

F.M. - Allora, prima di tutto parlaci del Flu-On: che cos’é e come funziona.

Andy - Dunque, il Flu-On è un capannone industriale, che detto un po’ da figo si può chiamare “loft”, all’interno della zona industriale di Monza, di circa 240 metri quadri ed adibito ad attività artistiche. Al suo interno c’è uno studio di registrazione, una sala pittura molto grande e anche una cucina: per cui è una sorta di casa-studio che rappresenta la mia attività artistica.

F.M. - Qual è il significato del nome?

Andy - “Flu” significa sia “fluo” che “influenza”, mentre “On” significa “accensione”, quindi si può tradurre come “accensione dell’influenza” e allo stesso tempo “accensione dei colori fluorescenti”, che è un po’ la prerogativa dei miei quadri.

E.B. - A che punto sei invece con il disco solista?

Andy - Beh il mio disco al momento è leggermente parcheggiato, nel senso che non è ancora finito. E’ un album molto ambizioso diviso in due macrosezioni, una elettronica ed una acustica, e proprio ora che stavo per completarlo i Bluvertigo hanno deciso di riunirsi, quindi ho momentaneamente smesso di lavorarci.

E.B. - Spiegaci allora la situazione attuale dei Bluvertigo.

Andy - Pian piano stiamo ricomponendo la band e saremo presenti, molto probabilmente, nel mercato estivo dei concerti.

E.B. - Uscirà quindi un nuovo disco della band?

Andy - Speriamo. Sicuramente ne verranno fuori delle belle.

F.M. - Puoi parlarci di quando hai cominciato a dipingere e come ti sei avvicinato all’attività di artista?

Andy - All’attività di artista non penso ci si “avvicini”: ti ci ritrovi e basta. Personalmente non mi sono mai posto il problema di considerarmi un artista. Ho sempre cercato di “campare” facendo cose che mi piacessero, dall’illustrazione che poi diventa un dipinto in galleria fino alla musica, trovo “vita” dove il lavoro diventa piacevolezza e passione verso ciò che fai, senza pormi il problema di sentirmi artista, cosa della quale mi importa abbastanza poco.

F.M. - Senti, dato che sei un personaggio poliedrico, nel senso che dipingi, suoni e ti muovi in diversi campi artistici, pensi che Italia ci sia una sorta di discriminazione verso chi si occupa di varie attività allo stesso tempo e cioè non è immediatamente classificabile?

Andy - Secondo me in Italia siamo leggermente retrogradi rispetto, per esempio, agli Stati Uniti o ad altre parti d’ Europa. Molto spesso il pregiudizio nasce da parte dei contesti: tanti galleristi o critici artistici possono guardare con diffidenza chi va in televisione oppure fa il musicista e poi va alle mostre, perché sembra quasi che non abbia una definita collocazione. Ma di questo non me ne può proprio fottere di meno, anzi, poter godere di questo “interscambio” tra diversi mestieri porta sempre a nuove spinte, perché un mondo sostiene l’altro e viceversa.

F.M. - Verso quale corrente ti ispiri quando dipingi?

Andy - Guarda, io nasco accademicamente dall’illustrazione e mi ispiro fondamentalmente agli anni ’60, a quel che faceva Peter Max unito alla corrente surrealista di inizio secolo, mentre iconograficamente mi piace molto la New York della fine anni ’70 / primi anni ’80, che mi fa pensare a questa “coloritura” esistenziale.

F.M. - Parliamo di Sanremo: come è andata quest’anno, e cosa è cambiato rispetto a quando sei andato con i Bluvertigo?

Andy - Quest’anno ho fatto solo una serata ma mi sono divertito molto di più! In anzitutto perché con i Bluvertigo siamo stati sotto l’egemonia Carrà. Prima, a Sanremo Giovani del ‘94, c’ era Baudo ma ci hanno segato, poi ci siamo tornati da “Big” con la Raffa, che è una meraviglia. Però c’era solo la Raffa di meraviglia, per il resto era pieno di gente noiosissima. Quest’anno sono andato come ospite del progetto Rezophonic che è stato l’unico motivo a spingermi verso Sanremo, anche perché ho visto tantissimo materiale relativo a ciò che vanno a fare con i soldi ricavati dalla vendita del loro disco, ed è una bellissima cosa. L’esperienza è stata molto bella, anche perché eravamo una gruppo di persone assolutamente improbabile, c’era Cristina Scabbia dei Lacuna Coil, Marco Cocci, Mario Riso alla batteria, Il Garrincha degli Octopus ed ex-Vibrazioni, insomma eravamo un gruppo composto da persone abbastanza diverse l’una dall’altra, ma ci siamo divertiti veramente tanto.

F.M. - Ci racconti qualche aneddoto relativo al Festival?

Andy - L’aneddoto è che ho perso purtroppo il campionamento “della vita”, perché ne avrei fatto una canzone per l’estate. La storia è questa: alla fine della seconda prova audio in teatro ho fatto un assolo di sax nel quale ho azzeccato evidentemente la pentatonica “vincente”, e concluso il pezzo ho sentito provenire dalla seconda fila un “Bravo Sax!”. Ed era Pippo Baudo che, non sapendo chi fossi, diceva “bravo sax”, e se avessi potuto registrare quel momento ne avrei fatto sicuramente un pezzo. Un altro momento divertente è stato quando sono riuscito ad innescare un trenino in discoteca, notare che non l’ho mai fatto neanche a Capodanno, ma questa volta ero completamente ubriaco e spinto da Cristina Scabbia, durante il party di Paolo Meneguzzi…. Tra l’altro era presente anche il grande Tony Hadley degli Spandau Ballet ed io sono andato a fargli i complimenti come fossi un fan nell’ 85!

E.B. - Quanto conta la Wave, il Goth e il Dark nella tua formazione?

Andy - Nella mia formazione hanno contato molto anche se in realtà, essendo io del ’71, ho vissuto tutto in ritardo e un po’ alla rincorsa. Però ricordo da giovane l’emozione di andare all’Isterica, che era un club-cantina, senza pareti e puzzolente di muffa, pieno di gente che un po’ si laccava i capelli cotonati e un po’ “pippava” la lacca. Era già comunque tardi, era l’87, ed io ho perso quel treno lì e quindi l’ho studiato in ritardo, ma in ogni caso ho sempre frequentato ambienti “darkeggianti” dove veniva suonata la Wave, perché è uno dei miei generi preferiti.

E.B. - Cosa pensi del panorama musicale italiano di oggi? Lo conosci?

Andy - Sì, abbastanza. Sono molto felice che siano emersi i Baustelle che trovo molto interessanti, senza contare altre band che considero molto in gamba ma che non vengono considerate. Soprattutto perché c’è un nuovo sistema che si deve ancora consolidare che è quello del passaparola di MySpace, che secondo me, invece che far affezionare un milione di persone ad un singolo progetto, potrà fare affezionare questo milione di persone a 300.000 progetti differenti, perciò sarà sempre più difficile avere enormi rockstar, ma ci sarà molta più musica.

E.B. - Gestisci tu la tua pagina MySpace?

Andy - Sì, certo! Mi piace molto aggiornarmi su tutto ciò che esce di nuovo o che si affaccia sul mondo musicale per la prima volta, e MySpace è un ottimo metodo per mantenermi informato su queste cose.

E.B. - Cosa ne pensi dei lavori solisti di Morgan? Ti piacciono?

Andy - Molto. Davvero molto. Certo, bisogna aver voglia: non sono Violator dei Depeche Mode, che è sempre su e non mi stanca mai. Però trovo che siano dei capolavori assoluti soprattutto per l’integrità, l’ultimo in particolare è un vortice assoluto. Se ne hai voglia, sono dei capolavori, se non ne hai voglia sono “due coglioni così”. Non ti lasciano molte vie di mezzo nel giudicarli, non sono dischi atti a fare da sottofondo. A me però piace molto anche la musica da sottofondo, come l’Ambient, ne ho fatta veramente “a badilate”.

E.B. - Parlaci un po’ dell’Ambient che hai composto e che componi tuttora.

Andy - Dunque, io ho avuto la possibilità di lavorare molto per la danza contemporanea, dove l’esigenza è opposta rispetto a quella di una canzone o di un ritornello. Anzi. Potevo mettere in sequenza i rumori e fare lavori di questo genere.

E.B. - Ma parli dell’Ambient rivolta al Noise-Industrial oppure altro?

Andy - No, diciamo più rivolta verso la fase di Brian Eno con Harold Budd, come Music For Airports, mescolato a quello che ha fatto con Laurie Anderson.

E.B. - La serata di stasera in qualità di Dj come sarà?

Andy - Beh sarà un Dj-set tamarrissimo! Anni ’80 misto a molto Pop, ma poi dipende, se arrivano gli “ananas” metterò i Doctor And The Medics, se non arrivano “ananas” farò tutto il mio programma.

E.B. - Ormai penso che sia una consuedutine per te partecipare a serate come Dj…

Andy - Sì, è da sette anni che faccio il Dj in tutta Italia, vado in giro molto spesso e mi diverto molto. Per me significa proprio ipotizzare che cosa mi sarebbe piaciuto ballare nei locali, quindi faccio una rassegna di canzoni a me molto care, si parte dagli ’80 ma ci metto anche cose che escono oggi dai suoni affini a quelli degli anni ’80, come i Vive La Fete!.

E.B. - Beh allora prima di salutarci, in bocca al lupo per stasera!

Andy - Ma come, non mi chiedi neanche il cocktail consigliato per la serata?

E.B. - Beh, certo! Allora Andy, quale cocktail ci consigli per la serata?

Andy - Dunque, partirei con un Americano per proseguire con un Long Island. Sconsiglio totalmente il Bloody Mary. Ci potrebbe stare anche un Gin Lemon comunque!

F.M. - Senti, prima mentre ti stavamo aspettando, parlavamo della quantità di diversi “Andy” che Google ci propone se digitiamo il tuo nome nel motore di ricerca: come ti rapporti a questi personaggi con i quali condividi queste quattro lettere?

Andy - Mah, fortunatamente ho un amico “tecnologico/informatico” che si è sbattuto a fare in modo che il “mio” Andy venisse fuori prima di altri, ed è un lavoro veramente mastodontico, quindi il fautore del mio sito è stato molto bravo a fare questo. Così molta più gente avrà la possibilità di dire “ma chi cazzo è questo Andy di Monza?” , e magari fermarsi a vedere quello che faccio.

F.M. - Ti faccio un'ultima domanda: quanto costano, in media, i tuoi quadri?

Andy - Allora, i quadri sono quotati per “coefficiente”. Coefficiente significa una cifra “X” che va moltiplicata alla somma delle lunghezze di base ed altezza. Se un quadro misura 1 metro per 1 metro ed il coefficiente è “X=1” , sarà: base più altezza uguale a 2, moltiplicata per il coefficiente 1 che sta a significare 1000 €, quindi il prezzo sarà 2000 €. La quotazione del mio coefficiente oggi nelle gallerie è 1,5 ciò significa che un mio quadro di 1 metro per 1 metro costa 3000 €.
Ma il 50% va al gallerista quando lo vende, quindi io prendo in genere la metà.

E.B. - Bene Andy, grazie del tuo tempo e buon Dj-set! Auguri per tutti i tuoi progetti presenti e futuri da RockLine.it!

Andy - Grazie a voi, è stato un piacere. Ciao!

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