Bauhaus
(Peter Murphy)
di: 
Edoardo Baldini
31/12/2007



 

Intervista esclusiva al Godfather del Goth, Peter Murphy, che racconta approfonditamente la sua carriera dentro e fuori i Bauhaus a RockLine.it, rivelandosi un veterano della scena musicale non solo inglese ma mondiale. Nella lunga chiacchierata Peter sancisce il definitivo scioglimento dei Bauhaus e apre le porte per un nuovo futuro solista che lo vedrà sui palchi più importanti d'Europa...


E.B. - Ciao Peter e benvenuto su RockLine.it! E’ un onore per me poter intervistare un pezzo della storia del Rock come te. Innanzitutto, come stai?

Peter - Grazie a te per avermi invitato, Edoardo. Sto bene e in questi giorni sto viaggiando molto.

E.B. - Vorrei incominciare parlando del tuo primo periodo con i Bauhaus. Come descriveresti l’atmosfera musicale inglese degli ultimi anni Settanta? Vi sentivate parte di una nuova scena in espansione?

Peter - Personalmente, essendo cresciuto in una piccola cittadina nelle Midlands (Wellingborough per la precisione), mi è sempre sembrato che la scena, qualunque essa fosse stata, fosse “di là” e “da qualche altra parte”, una scena che per uno così lontano era tanto misteriosa quanto inaccessibile. La mancanza della tecnologia comunicativa di oggi voleva dire che la televisione, la radio e le riviste musicali erano l’unica risorsa d’informazione (anche se era diventato evidente il fatto che dopo l’esplosione del Punk nel 1976, tutti quelli che volevano potevano fondare un gruppo e trovare un modo indipendente di pubblicare la loro musica).
Sebbene fossi un ragazzino di una piccola cittadina, che non conosceva esattamente come funzionasse l’industria musicale, sapevo di poter diventare un cantante e quindi non mi interessò capire i meccanismi del mercato.
Pertanto, quando iniziai a comporre con Daniel Ash, l’atmosfera che si creò era estranea a qualsiasi cosa, nonostante ci fossero, a quanto pareva, molte opportunità “in un altro luogo”. Questo secondo me giocò a nostro favore, visto che avevamo una tela bianca su cui dipingere. C’era una fantastica ignoranza riguardo al contesto in cui lavoravamo. Formammo un senso unico d’identità, creato puramente dalle idee di noi quattro individui, senza che nessun’altro interferisse con quel processo.

E.B. - Nel 1978 pubblicaste Bela Lugosi’s Dead. Che cosa rappresentò Bela Lugosi per voi e come procedeste a registrare le prime tracce della vostra carriera?

Peter - Bela fu tra i primi set di canzoni che scrisse la formazione Peter-Daniel-Kevin-David (prima di esso eravamo solo io e Daniel a formare il nucleo della band e fummo noi a scrivere metà del primo album) e fu tra le quattro canzoni che decidemmo di usare per le nostre prime registrazioni in studio, stranamente nella mia città di Wellingborough (visto che come band eravamo attivi a Northampton). Mi riferisco a questo perché è interessante ed ironico che tale evento accadesse nello stesso luogo in cui io ero cresciuto, un posto che all’apparenza non poteva fornire risultati creativi.
Per me Bela fu il primo brano che cantai con un microfono professionale e tutto fu registrato in un solo take senza sovraincisioni. Quando entrammo nella control room per riascoltare il primo “take”, in un momento avemmo davanti esattamente quello che possedevamo come unità creativa. Il che secondo me era sensazionale. Inoltre quello che riuscii a capire dalle registrazioni fu che io ero un cantante bravo come mi ero immaginato qualche anno prima nella mia adolescenza.
Per quanto riguarda la composizione di Bela, fu una canzone scritta da tutti e quattro i componenti: il testo fu steso da David e credo che fu Daniel a presentarmelo, descrivendomelo come un’unione di erotismo e mistero connesso all’idea dei vampirismo. Quindi mentre componevo la voce per Bela, scartai l’idea di rendere la voce evocativa e misteriosa, e decisi di farla come se il cantante stesse parlando all’ascoltatore da dentro di esso, con una voce ipnotica e agghiacciante. La produzione successiva della canzone dimostra anche come ci piacesse sperimentare con effetti audio ed elettronici, che possono ricordare l’approccio standard della musica elettronica di oggi. Anzi, di recente ho collaborato con un artista elettronico francese, Agoria, il quale incluse Bela nel suo album Agoria at the Controls. Egli mi disse che i suoi fans gli chiedevano (riferendosi a Bela) chi fosse questo nuovo artista elettronico e dove potessero trovare la sua musica!

E.B. - Hai appena detto che cercasti di rendere la tua voce ipnotica ed agghiacciante. Che cosa ascoltavi nel periodo di Bela Lugosi’s Dead? Influenzò il tuo stile vocale?

Peter - E’ difficile ricordarsene, perché successo molto tempo fa. Al tempo ascoltavo per la maggior parte quello che creavamo musicalmente noi come band e quindi ero concentrato su quello come modo di creazione delle mie composizioni vocali personali. Allo stesso tempo ero autodidatta nel canto e quindi cercavo di capire quali suoni e toni potevo raggiungere e quali no.

E.B. - Sei entrato nel gruppo perché Ash pensava tu avessi il look giusto per i Bauhaus 1919. Per questo tuo stile e questa tua personalità adesso sei considerato il “Padrino del Goth”. Come hai fatto a creare il tuo personaggio e da chi hai preso spunto?

Peter - Dire che io “entrai nel gruppo” è un malinteso che ha perseguitato la storia dei Bauhaus fino ad ora. A dire il vero fu Daniel a chiedermi se fossi interessato a scrivere canzoni con lui, sia testi che musiche come un duo. Daniel era deluso dai gruppi con cui aveva cercato di lavorare precedentemente. Una di queste bands erano i Jack Plug and The Sockets, che suonavano pseudo pop punk: nella formazione militavano sia David che Kevin. E’ importante sottolineare che questo gruppo non era per niente un precursore dei Bauhaus. Andai a vedere la band e notai che Daniel spiccava in confronto agli altri, sembrava incongruo e non apparteneva a quel gruppo sia visualmente che stilisticamente parlando. Io e Daniel ci eravamo promessi di formare un gruppo circa 7 anni prima mentre eravamo ancora alle superiori, e in quel caso era perché condividevamo gli stessi gusti musicali, visuali e teatrali. Questa unione prometteva un flusso creativo che avrebbe posto Daniel nel giusto contesto. E questo fu esattamente cosa successe. Quindi se lo guardiamo da questa prospettiva, io scelsi Daniel allo stesso modo in cui lui scelse me. Il mio stile fu influenzato da giacche di seconda mano degli anni Venti, da camicie bianche, e dall’idea che un uomo potesse essere visualmente bello e creativo su e giù da un palco.

E.B. - Una domanda personale: sei cresciuto in una famiglia cattolica e ti sei convertito all’Islam negli anni Novanta. Qual era il tuo rapporto con la religione quando incominciasti il tuo percorso con i Bauhaus?

Peter - Il rapporto di uno che crede in Dio.

E.B. - Hai creato il Gothic Rock assieme a gruppi come Siouxsie & The Banshees, Sisters Of Mercy o Cure, rappresentando la scena britannica degli anni Ottanta. Lo stesso stile era proposto negli Stati Uniti da artisti come i Christian Death: credo che le due scene avessero tuttavia qualità diverse. Sei d’accordo con me? Se si, quali furono le differenze secondo te?

Peter - I Bauhaus non svilupparono nient’altro che i Bauhaus.
Se ricordi, Siouxsie veniva dal Punk, i Sisters of Mercy invece si svilupparono più tardi dal movimento chiamato Post Punk. Sono tutte formazioni molto diverse. Non è accurato associare una band qualsiasi del tempo con altre, dato che di solito i gruppi vivono nei loro universi creativi personali. Io penso che la scena musicale gotica si sviluppò da sola molto più tardi, verso gli anni Novanta. Questo è anche un commento sulla natura dei gruppi britannici e della loro cultura altamente individualista.

E.B. - Qual è il concerto che ricordi più vivamente nella tua carriera e perché?

Peter - Ce ne sono troppi tra cui scegliere (i Bauhaus rappresentano solo una frazione del mio lavoro come uomo di spettacolo); solitamente tratto ogni singolo show come se non ne avessi mai suonato uno prima d’ora, lasciando nel passato qualsiasi esperienza del passato. Non mi lascio mai condurre dalla mia reputazione, perché quello è uno dei modi più facili per giudicare male qualsiasi opera. Di conseguenza mi piace pensare che ognuno dei miei concerti sia stato vitale tanto quanto un altro, e il mio obiettivo costante consiste nel presentare al pubblico un’esperienza unica ogni volta che metto piede sul palco, sia come solista che assieme a qualsiasi progetto sia sotto il mio nome o no.

E.B. - Immagino che tu sia un grande appassionato d’arte. Cosa ci puoi dire in proposito?

Peter - Sono più interessato alla vita come ricerca di un modo con cui le persone possano arrivare ad una certa raffinatezza quotidiana, e non limitata esclusivamente all’espressione artistica fine a se stessa. Detto questo, siccome sono considerato un artista, allora posso solo dire che uno dei ruoli dell’arte è l’ispirazione di un senso di trascendenza e dei mezzi con cui possiamo sviluppare l’immaginazione che ci permette di raggiungere esperienze alle volte più sottili delle nostre esistenze giornaliere (che ogni tanto ci distraggono).

E.B. - Quali sono i tuoi progetti attuali? Quando potremo ascoltare del nuovo materiale firmato Bauhaus?

Peter - Lavare i piatti è uno dei miei progetti giornalieri, aspetto sempre l’ultimo minuto prima di passare l’aspirapolvere, e siccome ho una fantastica donna delle pulizie che fa un fantastico lavoro non devo preoccuparmi tanto di quello. Al momento viaggio spesso tra New York e la Turchia, dove posso stare tra le montagne Catskill e posso lavorare alle mie nuove canzoni, che spero verranno pubblicate a breve. Sono in una splendida situazione: ho buoni amici che mi ospitano nelle loro case e nei loro studi, e quello che ne esce è più che eccitante. Stellare sicuramente.
Siccome i Bauhaus non sono più una band con cui lavoro, stiamo pianificando la pubblicazione di un album registrato in un fantastico periodo della durata di diciotto giorni, composizioni, registrazioni e mixaggio inclusi, ed esso dovrebbe raggiungere le vostre case all’inizio del 2008. Penso che ogni tanto suonerò anche del materiale dei Bauhaus da ora in poi. Questo è un cambiamento dalla mia vecchia decisione di non suonare negli anni materiale dei Bauhaus durante i miei concerti da solista, preferendo lasciare quelle canzoni per una eventuale reunion. Ora che l’ultima incarnazione dei Bauhaus è stata una band “in buona fede”, il tour dell’ultimo anno e mezzo è stato il nostro ultimo. Quindi da ora in poi, incorporerò il mio lavoro con i Bauhaus dentro ai miei concerti da solista, dato che almeno una parte del mio pubblico vorrebbe ascoltarlo, e per ora è qualcosa che dev’essere celebrato.
Controllate la mia pagina personale su MySpace oppure il sito www.petermurphy.info nei prossimi mesi per ulteriori informazioni.

E.B. - Hai vissuto ad Ankara/Istanbul assieme a tua moglie dal 1992. Che cosa ti ha portato a fare questa scelta, e che rapporto hai con la Turchia?

Peter - La Turchia è la mia terra natale, mia moglie Beyhan è stata invitata a formare la prima compagnia di danza contemporanea con fondi statali della Turchia e di conseguenza ha generato questa forma d’arte danzante dal 1992 in poi. Questo è un lavoro meraviglioso per Beyhan, che ha alzato la reputazione del mondo della danza fino al punto che i suoi lavori sono stati riconosciuti a livello internazionale e hanno offerto un discernimento unico nella cultura turca e viceversa. Sono stato più che felice di aiutare la visione artistica di mia moglie trasferendomi in Turchia assieme ai nostri bambini. Da parte mia, vivere in un'altra cultura che è sì molto simile ma anche molto diversa dalla mia, mi ha aiutato ad ampliare la mia concezione del mondo e mi ha offerto un’enorme opportunità per la mia crescita spirituale. Amo la cultura turca e mi sento più a casa qui che da altre parti. La Turchia offre al mondo occidentale la grande possibilità di arricchire la propria conoscenza di una sensibilità tipica del Medio Oriente che è comunque unica all’interno del mondo Islamico, specialmente adesso che ci sono tantissimi malintesi sui Musulmani. I Turchi sono moderni come qualsiasi occidentale urbano, ma trattengono tutti i valori sociali positivi che i cosiddetti “illuminati occidentali” hanno abbandonato. E’ un luogo molto caldo e umano.

E.B. - I tuoi figli cosa pensano della tua carriera nei Bauhaus? Ascoltano i lavori che hai realizzato quando eri poco più di un ragazzo?

Peter - Ho sia una figlia che un figlio, che mi conoscono tutti e due come “Baba” (padre) prima di tutto, e un Baba che va via di casa per cantare canzoni a gente che paga per vederlo fare questo. Ciò sembrava loro incredibile fino a che, come dici tu, il mio lavoro ha cominciato ad essere rispettato dalla maggior parte degli artisti che loro considerano i loro eroi personali. Io non chiedo loro che cosa ne pensano, perché mi interessa di più sapere che sono felici nelle loro vite. Mio figlio è un musicista naturale e adesso è più alto di me, molto affascinante e intelligente. Mia figlia è al terzo anno dei suoi studi di Danza Contemporanea in Olanda e anche lei è molto talentuosa. Semplicemente sono in fin dei conti il loro affettuoso padre.

E.B. - I testi dei tuoi album sono pieni di misticismo e quando li ho letti sono rimasto stupito dalla loro profondità. Da che cosa ti ispiri per scriverli?

Peter - Gli scrittori Sufi come Geylani, Jellauddin Rumi, le poesie di Sadruddin Konevi e ascoltare ed incontrare dei fantastici studenti del “Master in Sufismo” hanno ispirato molti miei lavori. Nonostante non mi consideri uno scrittore mistico, il mio approccio alla scrittura di testi consiste nell’evocare un’esperienza che ha molto spesso a che fare con l’ineffabile. Le parole, come la musica, sono capaci di evocare un sentimento che trascende il puro racconto figurativo.

E.B. - Tu e Trent dei Nine Inch Nails siete amici e spesso suonate insieme. Come vi siete incontrati? Pubblicherete mai un album assieme?

Peter - Trent ed io ci incontrammo nel 1990 quando lo invitai a fare da supporto nel tour del mio album Deep. Trent si dedicava al proprio lavoro con una tale intensità che, per la maggior parte del tempo, gli rimaneva pochissimo tempo per socializzare, un po’ come me. Solo nel 2005, durante la seconda notte del festival di Coachella, la notte dopo aver suonato con i Bauhaus come headliners, andai a salutarlo, congratulandomi con lui per il suo nuovo album e augurandogli buona fortuna per lo show che si apprestava a suonare. Devo ammettere che provo grande soddisfazione ad essere stato una delle prime persone a complimentarmi con i NIN nei loro primi anni.
C’era sempre un rispetto tra di noi negli anni tra il 1990 e quel giorno nel 2005, e anche se non avevamo avuto nessun tipo di contatto in quegli anni, sentii un grande sentimento di amicizia quel giorno. Quell’amicizia fu completata quando Trent rese onore non solo ai Bauhaus ma anche a me come artista solista, invitando me e i Bauhaus come ospiti del tour estivo dei NIN negli Stati Uniti nel 2006. Oltre agli show, Trent mi invitò a lavorare con lui in una serie di backstage session dal vivo alla radio: le registrazioni sono diventate una collaborazione classica tra di noi. Fu durante questo tour che conobbi meglio Trent e vidi un compositore intelligente e brillante, oltre che un ottimo produttore e musicista. Ci siamo promessi di lavorare presto di nuovo assieme e spero che troveremo il tempo per farlo.

E.B. - Hai suonato a Milano lo scorso Settembre senza i Bauhaus e a Udine nell’estate 2006 con i Bauhaus. Che cosa pensi dell’Italia e del suo pubblico?

Peter - La Dolce Vita.

E.B. - Qual è il futuro della musica Rock secondo te?

Peter - Più diversità, e gli artisti prenderanno il business nelle loro mani con la caduta delle labels. Siamo in uno stato di flusso al momento. La domanda è la seguente, con così tanta musica tra le nostre mani digitali, come faremo a capire qual è quella giusta?

E.B. - Beh, è davvero un’ottima domanda. E secondo te, chi è Peter Murphy adesso?

Peter - Dovreste dirmelo voi.

E.B. - Siamo giunti allora alla fine di questa splendida intervista. Ti ringrazio per la tua gentilezza e ti auguro un futuro ricco di ulteriori successi! Puoi chiudere l’intervista come preferisci. Buona fortuna e a presto da RockLine.It!

Peter - Grazie a voi e a presto!

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