Ayreon
(Arjen Lucassen)
di: 
Lorenzo Iotti
02/01/2008



 

Arjen Lucassen, mente del progetto Ayreon, arriva in Italia per promuovere il suo nuovo album 01011001, e concede a RockLine.it una piacevolissima chiacchierata per parlare delle sue esperienze e della storia del progetto...

L.I. - Ciao Arjen! E’ un grande piacere parlare con te, come va?

Arjen - Ciao! Sto bene grazie!

L.I. - Parliamo un po’ del tuo nuovo album; purtroppo non l’ho ancora sentito. Puoi spiegare la storia ed i temi che vengono trattati in 01011001?

Arjen - E’ una sorta di seguito di Into The Electric Castle, dove si parla di questo alieno, Forever, che decide di fare esperimenti sugli umani per testare le loro emozioni, dal momento che la sua razza non può più provarle; avevo sempre avuto intenzione di pensare a come dovesse essere la situazione sul suo pianeta, il Pianeta Y, ed è ciò che si vedrà nella prima parte del disco; il titolo dell’album, infatti, è proprio la lettera Y scritta in codice binario ASCII. Si scoprirà inoltre il perché della perdita delle emozioni, dal momento che questi alieni sono diventati completamente dipendenti dalle macchine che gli assicurano vita eterna a scapito delle emozioni. Il secondo disco invece narra la creazione di una nuova razza: sono proprio loro infatti a creare gli uomini, perché possano provare emozioni, mandando il loro DNA sulla terra.

L.I. - Il brano che ho sentito su MySpace ha un suono piuttosto moderno ed elettronico; è una caratteristica dell’intero album, o ci saranno come di consueto cambiamenti di stile?

Arjen - No, come tutti gli altri dischi degli Ayreon anche il nuovo disco si basa su uno stile vario, dunque nessuna canzone può realmente rappresentare l’aspetto generale del lavoro. In generale, posso dire che l’album nuovo è un po’ più oscuro dei precedenti; ci sono diverse parti elettroniche, come di consueto, alternate a strumenti tradizionali come violini, flauti e chitarre acustiche.

L.I. - Mi puoi parlare del processo di formazione di un album? Da dove parti?

Arjen - Per prima cosa, elaboro tutte le parti strumentali, solitamente con delle idee di fondo di chitarra; poi, registro direttamente tutte le canzoni senza la voce. Solo in seguito mi dedico alla scelta dei cantanti, e per ultima cosa scrivo i testi.

L.I. - L’artwork è piuttosto simile a quello dei dischi precedenti. E’ stato fato dalla stessa persona? Qual è il suo significato?

Arjen - Sì, la copertina è opera di un pittore Belga che ha disegnato anche le copertine di Into The Electric Castle, Dream Sequencer e The Human Equation. Apprezzo molto il suo lavoro, anche per il fatto che non lavora a computer con Photoshop, ma dipinge personalmente le copertine; sono dei veri e propri quadri, molto molto dettagliati. Parlo sempre con lui dell’argomento del concept prima che si metta al lavoro; in questo caso, volevo che rappresentasse il Pianeta Y, un pianeta con molta acqua, strani macchinari, ed un’atmosfera oscura.

L.I. - Credo che ci sia riuscito! Parliamo un po’ dei cantanti, come li scegli? Ti concentri di più sulla loro voce o sul sound della band di appartenenza?

Arjen - Assolutamente solo sulla voce, i cantanti che scelgo sono quelli che riescono a farmi venire la pelle d’oca con la loro interpretazione vocale, è importantissimo per me. Inoltre, spesso ci accordiamo in modo che cantino in modo completamente diverso rispetto a quello della loro band.

L.I. - Da un punto di vista umano, come ti senti ad avere un così grande numero di celebrità come ospiti sul tuo album e a lavorare con così tante persone?

Arjen - E’ la cosa più bella che ti possa capitare, credo...la riconoscenza ed il rispetto portati da altri musicisti...è davvero meraviglioso. E’ quasi incredibile avere come ospiti grandi cantanti che ascolti abitualmente, come Bruce Dickinson per esempio...la mia è una musica molto emotiva, e ho bisogno che i cantanti veicolino tutte queste emozioni.

L.I. - Hai difficoltà a trovare i cantanti? Qualcuno si è mai rifiutato?

Arjen - Oh certo, succede molto spesso a dire la verità! In parte perché molti cantanti sono spesso occupati, ma soprattutto perché il metal è considerato come una cosa “sporca” da moltissima gente. E’ davvero un peccato che a molte persone non interessi niente del metal; io, personalmente, se mi chiedessero di collaborare ad un progetto che ritengo strano, accetterei subito e lo considererei un’esperienza molto interessante!

L.I. - Tornando all’inizio del progetto Ayreon, The Final Experiment rappresentò una grande innovazione nel panorama metal, e diede vita ad una sorta di moda anche tra altri gruppi. Come ti è venuta l’idea di fare una rock opera?

Arjen - L’idea mi venne fin da quando ero bambino, e vidi Jesus Christ Superstar; il mio obiettivo era quello, cercare di raggiungere un simile livello di qualità. Dopo vennero i Pink Floyd con The Wall, gli Who con Tommy, i Queensriche con Operation: Mindcrime...da lì venne l’idea del concept, e così nacque The Final Experiment.

L.I. - L’unico componente fisso degli Ayreon a parte te è il batterista Ed Warby; come è cominciata la vostra collaborazione?

Arjen - La prima volta che lo sentii, in realtà, non ero per niente soddisfatto. Ero molto perplesso, per il fatto che suonava in un gruppo Death Metal (i Gorefest, N.d.R. ); visto che tutti continuavano a ripetermi che fosse il miglior batterista del mondo, provai a chiedergli se era interessato a suonare Prog, e con mia sorpresa mi disse di adorare il Progressive e di conoscere tutte le band che gli avevo citato! Suonò su Into The Electric Castle, e rimasi assolutamente stupefatto: era esattamente quello che volevo! Ecco perchè ho sempre lavorato con lui, e continuerò a farlo.

L.I. - Parlando del tuo ultimo album The Human Equation, puoi spiegarmi perchè hai deciso di passare dalla fantascienza alla psicologia, e come questo album è collegato con il concept generale?

Arjen - Mi piace molto stupire le persone, fare qualcosa che non si aspettano; con The Human Equation avevo deciso di lavorare con gente nuova, e di abbandonare la fantascienza; mi era venuta questa idea che i cantanti potessero rappresentare le emozioni. Alla fin fine, comunque, rimaneva nel campo della fantascienza; nella conclusione infatti si scopre che la causa di tutto era l’alieno Forever, che stava ricreando le emozioni umane nel The Human Equation.

L.I. - Parlando di questo grande concept che unisce tutti gli album degli Ayreon, come lo hai elaborato? Avevi già tutto in mente dall’inizio, o aggiungi progressivamente parti della storia?

Arjen - Dipende, ci sono due possibilità: in alcuni casi, mi vengono nuove idee, e cerco poi di integrarle nel quadro che avevo elaborato precedentemente; in altri casi, è proprio l’universo Ayreon che mi stimola nuove idee, nuovi approfondimenti. Ad esempio, nel caso di 01011001, ero curioso di sapere come fosse il Pianeta Y, e allora cominciai a pensare e mi si configurò l’idea di questo pianeta interamente ricoperto di acqua.

L.I. - La scena metal olandese è ottima, soprattutto per quanto riguarda il gothic; che cosa ne pensi della scena del tuo paese e della sua evoluzione?

Arjen - Beh, ci sono gli Epica, gli After Forever, i The Gathering....sembra che abbiamo il dominio del mondo per quanto riguarda le band metal con voce femminile! In realtà, ti dirò che conduco una vita molto isolata, e vivo in Olanda senza avere la minima idea di quello che accade intorno a me; principalmente mi interesso di musica in internet, su MySpace...non so proprio cosa stia succedendo in Olanda, e non mi interessa neanche granchè.

L.I. - Per The Human Equation avevi fatto un’edizione speciale in digipack con un DVD, e un’edizione limitata. Sarà così anche con il nuovo album?

Arjen - Sì, assolutamente. Ci saranno tre edizioni di 01011001: l’edizione normale, una scatola come quella di The Human Equation con il doppio cd e il DVD, ed infine l’edizione limitata con un imballaggio speciale, il DVD e un libretto esteso di 16 pagine. Il DVD mi sembra ottimo: contiene infatti un documentario di 50 minuti di “dietro le quinte”, che credo sia migliore del precedente in quanto non sono più solo io a parlare, cosa che poteva diventare noiosa, ma avremo anche le opinioni dei vari cantanti; inoltre, ci saranno sei bonus tracks e il video di una canzone.

L.I. - Ti consideri ancora parte della scena Progressive, o senti di stare facendo qualcos’altro?

Arjen - No, mi considero abbastanza al di fuori della scena tradizionale; se penso ai gruppi Prog paragonati alla mia musica, vedo come spesso sono molto più concentrati su uno stile preciso, mentre a me piace toccare stili diversi...sarà perché sono vecchio! Sono cresciuto negli anni 60, e ho visto la nascita e l’evoluzioni dei grandi, sono passato dagli anni 70 e ho visto i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Deep Purple...sono stati una grande esperienza per me, e posso considerarmi fortunato di avere quest’età, perché tutto questo è parte di me ora; la scena Prog di adesso invece spesso è caratterizzata da gruppi giovani, che non avendo avuto le stesse mie esperienza suonano una musica in parte diversa.

L.I. - Cosa ne pensi dunque della scena Progressive di oggi?

Arjen - Oh, ci sono davvero molte grandi band: dai gruppi più tipicamente Prog, come i Flower Kings e gli Spock’s Beard, per arrivare alle band Prog Metal come i Dream Theater o i Simphony X, o anche a quelle più alternative come Tool e Porcupine Tree. Insomma, il Progressive, Rock e Metal, è sempre stato presente, e anche se non ha mai avuto l’attenzione dei media ha dei fan davvero appassionati.

< b>L.I. - Oltre agli Ayreon hai anche altri progetti, come gli Stream Of Passion e gli Star One; stai lavorando a qualcos’altro al momento?

Arjen - No, al momento no. La mia esperienza con gli Stream Of Passion è conclusa, come avevamo deciso già dall’inizio, perché ho bisogno di tempo per dedicarmi agli Ayreon che rappresentano il mio progetto principale. In ogni caso, so che hanno trovato due nuovi chitarristi e che le cose per loro stanno andando molto bene.

L.I. - Dunque, immagino sarà molto difficile rivederti qui in Italia a suonare....

Arjen - Sì, purtroppo sì...al momento non ho progetti per altre band...

L.I. - Per concludere, volevo sapere del tuo studio di registrazione, so che registri tutto in casa tua. Come mai hai preso questa decisione?

Arjen - Beh, io passo quasi tutte le mie giornate in studio, mi alzo la mattina e comincio a sperimentare per ore; non potrei mai permettermi di affittare uno studio per un numero così grande di ore! E poi, adesso, la maggior parte delle cose si possono fare con un computer, è una gran bella cosa. Insomma, non potrei mai fare quello che sto facendo ora senza il mio studio personale.

L.I. - Ok, questa era l’ultima domanda! Grazie mille per l’intervista e buona fortuna per i tuoi progetti futuri! Hai qualcosa da dire ai nostri lettori?

Arjen - Volevo solo dire una cosa che ci tengo molto a dire in tutte le interviste; la mia non è una musica troppo facile ed immediata, magari al primo ascolto può non destare l’attenzione, ed essere apprezzata solo dopo un po’ di ascolti. Spero che nonostante in questi giorni, con gli iPod, iTunes e così via, tutto viene ascoltato frettolosamente, qualcuno possa dare una possibilità al mio nuovo album, che è una sorta di piccola avventura. Ho suonato in Italia con gli Stream Of Passion, e ho visto quanto siano appassionati i fan italiani e quanto apprezzino la musica; spero che vorranno darmi una possibilità!

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