Atreyu
(Brandon Saller)
di: 
Marcello Costante, Andrea Donno
03/12/2007



 

Prima dell'esibizione al Rainbow Club di Milano, gli Atreyu concedono un'intervista a RockLine.it attraverso il batterista Brandon Saller che, sul tour-bus della celebre band, neo-entrata nella scuderia Roadrunner, si sofferma su alcuni particolari del nuovo album Lead Sails Paper Anchor...


A.D. - Ciao Brandon, benvenuto su RockLine.it e in Italia. Che cosa vi sta rimanendo più impresso del nostro Paese?

Brandon - Ciao! Sicuramente il cibo! Il cibo è fantastico, come anche il paesaggio e lo shopping!

M.C. - Passiamo ora ad una domanda più seria: quali sono i gruppi che fino ad ora vi hanno influenzato maggiormente?

Brandon - Penso che la nostra band risenta di parecchie influenze musicali differenti, come un po’ qualsiasi altra formazione. Ci ispiriamo a qualsiasi cosa, dal Metal al Rock classico…non saprei sinceramente, non c’è proprio un’unica band, ma credo che sia l’insieme di centinaia di gruppi diversi.

A.D. - Qual è la tua idea riguardo all’attuale scena Metalcore americana e a gruppi come gli Still Remains, che apriranno questa sera la vostra performance al Rainbow Club?

Brandon - E’ una scena interessante, penso che ci siano un po’ di gruppi che stanno realizzando materiale valido e “diverso”. Tuttavia ci sono davvero troppe bands che producono sempre le stesse cose a ripetizione ed è un po’ uno dei motivi per cui abbiamo provato a cambiare il nostro stile. Non volevamo essere stagnanti e puzzare di vecchio, volevamo essere ancora nuovi e motivati. Ci sono delle ottime formazioni che lavorano in modo innovativo, ma anche altre che appaiono come preconfezionate.

M.C. - Come si è evoluto il vostro sound da Suicides Notes And Butterly Kisses a Lead Sails Paper Anchor?

Brandon - Penso che siamo semplicemente migliorati, sia come band sia nell’ambito del song-writing; riusciamo a capirci meglio tra noi dal punto di vista musicale e credo che con il trascorrere del tempo abbiamo imparato sempre più il significato di essere una band.

A.D. - Parlando di Lead Sails Paper Anchor, puoi dirci di cosa trattano i testi?

Brandon - E’ Alex a scrivere i testi e questi trattano temi parecchio differenti. C’è materiale inerente alla politica e altro riferito al dolore, al problema dell’angoscia o alla situazione di una band lontana da casa. Ad Alex piace scrivere in modo che ogni cosa possa essere interpretata arbitrariamente. Diventa così un tratto personale di ciascun ascoltatore.

A.D. - Quindi non si può definire un concept album…

Brandon - No, infatti, per nulla.

M.C. - Come ci si trova ad essere prodotti da una casa discografica del calibro della Roadrunner Records?

Brandon - E’ fantastico! Siamo stati prodotti per anni da una casa discografica poco professionale e quindi è bello ora poter collaborare con un’etichetta così importante. La Roadrunner Records lavora davvero per noi e crede in noi. Per il momento è grandioso!

M.C. - Questo cambiamento di etichetta ha influito in qualche modo sulla vostra musica?

Brandon - No, abbiamo sempre fatto a modo nostro come band e pertanto non c’è mai stata un’etichetta che anche lontanamente potesse influenzarci. Posso solo dire che lo staff della Roadrunner è fantastico ed è sempre stato presente quando ne abbiamo avuto bisogno.

A.D. - Prima hai parlato delle tematiche politiche trattate nei vostri testi. Come ti poni nei confronti della politica?

Brandon - Mi sono sempre tenuto fuori dalla politica perché non c’è nulla, davvero nulla, che gli Americani possono fare se non illudersi. In fondo qualsiasi cosa venga o fatta, non potrà cambiare la situazione: se qualcosa deve accadere, alla fine si verificherà comunque. E’ per questo che non mi son mai interessato di politica. C’è una canzone del nostro album che tratta di politica e la domanda ricorrente è: “Cosa sta succedendo?”.

M.C. - Come ti trovi a suonare la batteria e cantare contemporaneamente?

Brandon - E’ carino e molto divertente per me. Rende tutto più motivante!

M.C. - Non è difficile sul palco?

Brandon - No, è sempre stata una cosa tranquilla. Rimane perciò più divertente che difficile per me; mi son ritrovato a farlo e mi è sempre risultato piuttosto naturale.

M.C. - Forse allora è più difficile trasferirsi da un luogo all’altro per suonare!

Brandon - Sì certamente! Quello è l’aspetto complesso, non è suonare! Ahah.

A.D. - Grazie mille per averci concesso quest’intervista Brandon. Ti auguriamo un grande show stasera. In bocca al lupo e a presto da RockLine.it!

Brandon - Grazie a voi!

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